Se ne è andato ieri mattina Goffredo Gaeta, l’ultimo dei grandi ceramisti faentini che nel ‘900 portarono nel mondo il nome della città manfreda. L’artista, malato da tempo, è scomparso all’età di 84 anni: a darne l’annuncio è stato il primo cittadino Massimo Isola. La morte di Gaeta segue le recenti scomparse di altri due importanti artisti, Ivo Sassi e Muky, e sembra dunque chiudere uno dei capitoli più gloriosi della storia culturale faentina. Ma considerare Gaeta solo un ceramista sarebbe riduttivo: è vero che la sua prima formazione avvenne all’Istituto statale d’arte per la ceramica, con Angelo Biancini tra i maestri, tuttavia nel corso dei decenni il suo linguaggio artistico si aprì a soluzioni sempre più contaminate con altri materiali. Le sue opere spesso si contraddistinguono per una fusione di elementi: celebri ad esempio le grandi vetrate artistiche realizzate su vetro antisfondamento, ma anche le sculture in bronzo.
In Giappone, Canada, New York
A ispirare la vena di Gaeta furono spesso i soggetti religiosi, declinati in soluzioni di notevole afflato spirituale, sulla scia dell’insegnamento ricevuto dal maestro Biancini. Numerose, infatti, sono state le commissioni da parte di diocesi e realtà ecclesiastiche: tra le più significative si ricordano il calice fuso in argento e oro raffigurante le tre virtù teologali, oggi conservato presso il Museo del Tesoro della diocesi di Rimini, le porte e la cappella del Santissimo nel duomo di Sarsina, il grande complesso con Maria e Cristo Risorto per la cappella delle Ancelle dell’Immacolata nel cimitero monumentale di Parma. Spettacolari anche le vetrate policrome per il cimitero dell’Osservanza di Faenza e l’enorme pannello per il duomo di Ascoli Piceno, “I martiri del ‘900 nel contesto dell’Apocalisse di San Giovanni”. Altre opere sono disseminate nel mondo, da Zagabria al Canada, passando per il Museo di Arte Ceramica di Kyoto, in Giappone, e il Moma di New York.
Il Papa e la 100 Km
Per Gaeta non sono mancati nemmeno i faccia a faccia con le grandi personalità mondiali del secolo scorso: su tutti va citato l’incontro con Giovanni Paolo II in occasione della sua visita pastorale a Faenza, nel 1986, quando l’artista presentò al pontefice una maiolica raffigurante la Vergine delle Grazie, patrona della città. Se l’arte sacra è stata dunque il segno distintivo di una carriera di assoluto rilievo internazionale, anche a livello locale la presenza di Gaeta è stata un caposaldo: sue, ad esempio, le medaglie per le prime edizioni della “100 km del Passatore”.
Il mare Egeo e i premi
Per ricordarlo, il sindaco Isola ha scelto una foto che lo ritrae accanto alla scultura “Onda”, nell’iconica casa-laboratorio di via Firenze. Una forma amata e più volte riproposta, quella dell’onda, che per Gaeta doveva avere anche un significato personale, ricordandogli le isole del mare Egeo dove trascorse alcuni anni dell’infanzia, prima di fare ritorno nella terra natale nel 1946. Innumerevoli i riconoscimenti ottenuti in quasi sessant’anni di attività: tra questi anche l’ambito Premio Faenza. Gaeta lascia le due figlie, Flavia e Claudia, e tre nipoti. I funerali saranno celebrati domani alle ore 11 in Cattedrale: dopo la liturgia, Gaeta verrà tumulato nel Famedio del Cimitero dell’Osservanza, dove riposano gli illustri faentini. Durante le esequie verranno raccolte donazioni in favore degli Amici della Cardiologia. A dare la notizia della scomparsa di Gaeta è stato il sindaco Massimo Isola: «Addio Maestro, grazie – ha scritto sul proprio profilo social – è stato un piacere collaborare in questi anni. Le mie più sincere condoglianze alla famiglia». A seguire si sono moltiplicati i messaggi di cordoglio, sia da parte di personalità pubbliche che da semplici cittadini. Tra questi ultimi, numerosi sono i ricordi di chi ebbe Gaeta come docente presso la Scuola di Disegno Minardi: «Suo il primo laboratorio di ceramica dove ho lavorato come ragazzo di bottega» dice qualcuno; «Sempre sorridente, spesso ironico e pronto a spronarti» aggiunge un altro. Carla Benedetti esprime cordoglio a nome dell’associazione “Mondial Tornianti Gino Geminiani”, di cui è presidente, mentre il catanese Giovanni Mirulla, direttore della rivista “La ceramica moderna e antica” fondata proprio da Gaeta, si dice «costernato e addolorato» a nome di tutta la redazione. I messaggi di condoglianze sottolineano non solo la grandezza dell’artista, ma anche lo spessore morale dell’uomo. «Chi lavora per il bello e per l’arte non muore mai veramente – ha affermato Niccolò Bosi, presidente del consiglio comunale –. Le opere, il loro significato e la loro potenza garantiscono un’imperitura memoria». I funerali saranno celebrati in duomo dal vescovo Mario Toso: «Appresa la notizia della morte del caro Goffredo – ha detto – unitamente al vicario partecipo al cordoglio assicurando preghiera e cristiana vicinanza».
Tra rally e calcio
Fabio Villa ricorda invece Gaeta nell’insolita veste di rallista: «Negli anni ‘80 – racconta – affiancò il marradese Scarpelli su una Alfetta Gtv 2000 per i colori del Faenza Racing Team. La coppia ottenne varie vittorie assolute, in particolare nei rally di seconda serie, dove in alcuni casi riuscì a contrastare con successo lo strapotere di Edo Ottaviani, protagonista dei rallysprint di quel periodo». Esperienze sulla pista, ma anche sul campo da calcio: l’artista fu infatti presidente del Faenza Calcio nella stagione 1973/74.
M.D.