Tra sorgenti e paesaggi lunari al Fumaiolo
Con l’autobus della linea 138 in partenza dalla stazione ferroviaria di Cesena alle 8,55 si raggiunge la frazione delle Balze in comune di Verghereto in circa due ore. Volendo fare le cose con più calma si può destinare un primo giorno al viaggio di avvicinamento partendo dopo pranzo per giungere a metà pomeriggio e soggiornare in uno dei numerosi alberghi, mettendosi in marcia il mattino seguente. La piccola ed accogliente località a marcata vocazione turistica appare incastonata sulla pendice dell’ampio contrafforte roccioso del Monte Fumaiolo. Le arrotondate pareti di arenaria, teatro di arrampicata sportiva per tanti appassionati, fanno da quinta all’aggregato di case in pietra da cui si staccano la chiesa mariana parrocchiale e l’oratorio dell’Apparizione.
Fatte le dovute scorte di derrate nei sopraffini esercizi commerciali del borgo si imbocca con il numero 106 il solenne tracciato Granducale che Leopoldo II fece realizzare nel 1835 per collegare l’Eremo di Sant’Alberico all’abitato. È l’unico di tanti cenobi e romitaggi medievali di questa zona rimasto attivo fino ai giorni nostri. Il suo fondatore Alberico apparteneva all’ordine dei Camaldolesi: morì intorno al 1050. Un breve allungo all’Eremo è raccomandato per la straordinaria immersione in oasi di religiosità e silenzio nella natura delle rigogliose faggete.
Seguendo il tracciato Cai 106 ci si trova in località Laghi a 1216 metri di altitudine, ampia prateria costellata da faggi plurisecolari ed estese fioriture e tappeti di felci: il toponimo ci ricorda che i leggeri avvallamenti furono laghi colmati dai detriti.
Proseguendo si scende nel bosco e varcata la carrozzabile si prosegue quando al primo spiazzo uno scroscio rumoroso fa volgere lo sguardo verso sinistra apprezzando la cascatella stretta ed alta che il Tevere riesce ad esprimere nonostante il brevissimo corso, a 1181 metri di altitudine. Si prosegue e ci si trova in un ambiente fantascientifico, grandi massi, pareti scoscese, tutto avvolto da vegetazione lussureggiante, il sole non riesce a penetrare, muschi e licheni maculano la bianca arenaria, fino a quando, tenendo la destra ed imboccando il sentiero 104, si intercetta una carrareccia imboccandola a destra e si è chiamati ad affrontare il vasto pascolo in salita alla nostra sinistra. Si attraversa la strada e si imbocca il sentiero 104 turistico ben contrassegnato, dove spicca la presenza di tanti maestosi faggi in un bosco che ha più i connotati di un parco urbano, finché d’improvviso ci si trova dinnanzi ad una severa stele di fattura littoria con il monito “qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma”. Ci abbeveriamo dalla copiosa sorgente del Tevere per poi proseguire fino al valico del Monte Fumaiolo (1348 m), dove è di rito incappare in folle turistiche degne della riviera romagnola, a causa dell’accessibilità veicolare e della presenza di due attività di ristorazione ed albergo. Si scende in una abetaia fino alla strada asfaltata e dopo essersi dissetati all’antica fonte ci si trova nella località Sassoni, così denominata perché su un poggio di prati ed arbusti si stagliano massi ciclopici di arenaria quiescenti.
Attraversando i prati dei Barattieri si coglie appieno la forte presenza di attività pastorali dedite al pascolo tradizionale d’altura e nel percorso si è accompagnati dall’ozioso e disordinato peregrinare dei bovini: è qui che si assapora pienamente il fiabesco mondo del Monte Fumaiolo che con la sua forma a panettone si staglia alla vista. La peculiarità geologica, la ricchezza delle acque (ben tre fiumi ne hanno sorgente, Tevere, Savio, Marecchia, più i ricchi torrenti Para ed Alferello) e della vegetazione con le estese faggete ne hanno determinato la classificazione in Sito di interesse comunitario. Attraversando il grande pianoro erboso si finisce sulla mulattiera medievale, prima con un po’ di discesa nel bosco ceduo, poi con leggeri saliscendi sui cigli. Come d’incanto, quale l’improvvisa apertura di un sipario, ci si trova nel lunare ed affascinante paesaggio delle formazioni calanchive nei pressi della Madonnina del Crestone, una maestà posta su strapiombo marnoso. Si segue la cresta, prestando attenzione con pioggia e forte vento, rimirando queste forme plasmate dall’erosione dove la vegetazione tenta disperatamente una aggressione pionieristica.
Una mulattiera con successivo pregevole ponte di epoca granducale porta all’abitato di Montecoronaro, 898 metri, con le numerose case di villeggiatura che circondano il piccolo nucleo storico. Con il sentiero 00 si giunge al valico di Montecoronaro e poi guadando il torrente (in caso di piogge o periodi piovosi meglio compiere la lunga ansa della carrozzabile) e percorrendo il sentiero tra bosco ceduo fino alla casa Valogna ci si avvicina all’abitato di Verghereto con il segnavia 171 dopo aver attraversato una pineta di rimboschimento. È oramai sera e la mente ripercorre l’inaspettata varietà naturalistica e geologica attraversata dai nostri passi. Il capoluogo comunale più alto dell’appennino cesenate è pronto ad accogliere e ristorare gli escursionisti dopo aver svelato il suo grazioso centro storico abbarbicato sullo spartiacque appenninico.