Fragole, orto e fiori laboratorio Ca’ Masarot

Itinerari

In quello che è stato un fondo delle suore clarisse di San Marino, dagli anni Cinquanta la famiglia Zammarchi lavora la terra. Ora tocca a Elisa, che con il compagno Mattia Cesarini nella ribattezzata azienda agricola Ca’ Masarot, il nome in dialetto della famiglia, coltiva frutteti e orti in stretto contatto con chi compra i loro prodotti. Qui infatti, durante il periodo del Covid in cui farsi portare la spesa a domicilio dai produttori era diventata una saggia abitudine, è stata costituita una Csa, acronimo di Community supported agriculture, ovvero una associazione che crea una relazione diretta di collaborazione fra agricoltori e sostenitori/consumatori in rete. Vale a dire che si decide insieme cosa piantare, come ruotare le colture, con lo scopo di far consumare tutto il prodotto senza generare rimanenze e sprechi. In questo caso sono coinvolte una trentina di famiglie. Così, nell’azienda agricola di Santarcangelo, pochi chilometri fuori rotta rispetto alle vie di traffico e dalla costa, la vecchia casa di campagna, gli orti e i frutteti sono diventati un vero e proprio laboratorio di confronto agricolo. Elisa Zammarchi oggi ha 37 anni, dopo gli studi in psicologia e l’insegnamento nelle scuole per l’infanzia, nel 2020 è rientrata in azienda alla morte del padre per continuare l’attività di famiglia. «L’ho fatto a modo mio, passando dall’agricoltura tradizionale all’agroecologia che punta a mantenere fertile il suolo anche attraverso la diversificazione delle colture - spiega Elisa -. Ora siamo solo biologici, ma intendiamo andare oltre anche per affrontare meglio il cambiamento climatico in atto. Soprattutto oggi è complicato produrre frutta, con le fioriture sballate, le gelate e le piogge violente improvvise, o la siccità, il disequilibrio è evidente e le patologie in campo sono sempre più difficili da contenere per chi non usa trattamenti». A Ca’ Masarot ci sono 3 ettari di orto, che oltre a ortaggi e verdure prevedono anche una consistente produzione di diverse varietà di fragole e fiori eduli, e 7 ettari di frutteto con susine, pere, pesche, albicocche, kiwi. Nella visione agroecologica di Elisa anche l’alluvione ha in qualche modo svolto un compito positivo: «Ci ha pensato lei ad abbattere gli impianti più vecchi, ora li ripianteremo con una nuova ottica. In fondo il lavoro dell’agricoltore all’80% credo che sia progettare e studiare». Mentre il patto con la comunità di consumatori ha aiutato ad affrontare l’emergenza, ad esempio ad avere un sostegno nel ripristino del pozzo. «Sostenersi gli uni con gli altri è alla base della vita felice» è certa Elisa. Nell’azienda agricola santarcangiolese, ci sono poi anche alcuni animali e pure loro contribuiscono a mantenere l’equilibrio generale. «Abbiamo l’asino, Palmiro, una capra, i piccioni e le galline - spiega Elisa - che ora abitano un pollaio mobile che spostiamo tra i filari di frutta dove pascolano direttamente sull’erba e oltre a nutrirsi meglio tengono controllati gli insetti cibandosene, ma l’intenzione è quella di crearne anche altri e aumentare il numero delle galline». Frutta, verdura e uova oltre che rifornire le famiglie della Csa, vengono vendute ai mercati contadini di Santarcangelo (sabato mattina), Rimini (venerdì mattina al Ponte di Tiberio) e Riccione, oltre che in azienda il lunedì, giovedì e venerdì pomeriggio dalle 15 alle 19. Prossimo obiettivo, aggiungere alla produzione agricola anche l’accoglienza con un agricampeggio in cui sia possibile sostare tra gli alberi da frutto e rinfrescarsi in una biopiscina. «Un mio sogno, per il quale ho già il progetto, è creare anche una grande iurta (la tenda dei nomadi mongoli, ndr) dove poter fare corsi legati alle erbe, all’alimentazione naturale, ma anche yoga e conferenze, in una visione più olistica possibile del benessere immersi nella natura» dice Elisa. Intanto da quest’anno Ca’ Masarot entrerà anche nella rete Wwoof per chi voglia toccare con mano il lavoro della terra e programmare una vacanza alternativa.

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