Da Forlì al vulcano di Monte Busca lungo uno dei tracciati iconici per gli appassionati di ciclismo lungo le strade che portano in Toscana
Un vulcano nel cuore dell’Appennino, antichi borghi, rocche e castelli. Il tutto da scoprire in sella alla propria specialissima lungo un itinerario di poco meno di 90 chilometri a cavallo fra la valle del Montone e del Rabbi, in un territorio che reca ancora ben visibili ferite e cicatrici dell’alluvione del maggio scorso. Due le salite da affrontare, il valico della Busca, col suo vulcano, e il colle delle Cento Forche, nel complesso entrambe abbordabili ma con qualche rampa da non sottovalutare.
Il via è da Forlì in direzione di Portico di Romagna, risalendo per una trentina di chilometri la valle del Montone lungo la strada statale 67. Dopo una decina di chilometri, si può ammirare sulla destra la Fortezza di Castrocaro (X sec.) che, abbarbicata su affioramento di roccia carsica, domina il sottostante borgo. Procedendo si attraversa poi l’abitato di Dovadola e si percorre il breve tunnel sotto la Rocca dei Conti Guidi (XII sec.), in posizione strategica per controllare la strada che congiunge la Romagna con la Toscana. Di qui in avanti, si toccano con mano i disastri provocati dagli smottamenti della primavera scorsa, talmente imponenti da isolare a lungo Rocca San Casciano. Non a caso, nei 9 chilometri che separano i due centri abitati, si incontrano ben 4 semafori, in corrispondenza dei cantieri installati per ripristinare la carreggiata, crollata o travolta dalla massa di fango e detriti, e consolidare il terreno sovrastante. Attraversata Rocca, celebre per la Festa dei Falò dedicati, secondo la tradizione, a San Giuseppe per propiziare il raccolto o per sciogliere dei “voti” e chiedere “grazie”, si procede in leggera salita, con diversi segmenti in contropendenza, sino a Portico, piccolo borgo medievale ricco di tesori, dal Ponte della Maestà (dedicato alla Vergine Maria), conservato intatto dal XIV sec., alla Pieve di Santa Maria in Girone che sorge sulla sommità del paese, davanti alla torre, unica testimonianza della fortezza costruita intorno al X sec. dalla famiglia Guidi. Lungo la via principale, proprio al centro del borgo, si può poi ammirare Palazzo Portinari, casa residenziale di Folco Portinari, padre di Beatrice, che, secondo la leggenda, Dante incontrò proprio qui. Superato il centro abitato, si procede all’insù ancora per 700 metri, quindi si svolta a destra (Strada provinciale 22) per affrontare la salita che conduce al valico della Busca (699 m). Si tratta di un’ascesa di media lunghezza (7,2 km) piuttosto regolare e senza pendenze proibitive, eccetto un rettilineo di 500 m all’8,3% dopo il bivio per Querciolano (4 km). Anche questa strada è stata funestata da frane e smottamenti, di cui si vendono ancora i segni, ma la carreggiata è stata completamente ripristinata e l’asfalto è in buone condizioni con i tratti più rovinati rifatti di fresco.
Poco prima del valico, intorno al km 5,5, si trovano, su un casolare abbandonato sulla destra, le indicazioni per il vulcano del monte Busca. Di qui, uno stretto sentiero conduce in breve a un grande campo aperto in mezzo al quale si può ammirare questo particolare fenomeno naturale. Benché noto come vulcano, si tratta in realtà di una fonte di metano perpetua che fuoriesce dal suolo e si incendia. Alla vista si presenta come un ammasso di pietre dalle quali escono fiammelle più o meno alte a seconda dei giorni e della potenza del vento. Ripresa la bici, in breve si guadagna il valico, poco oltre il quale, in corrispondenza del Ristorante Albergo Monte Busca, si abbandona la strada principale, che scende a Tredozio, per svoltare a destra (via Monte Busca) e far ritorno a Rocca San Casciano. Occorre prestare attenzione perché lungo i 12 chilometri di discesa, inframmezzati da qualche tratto in falsopiano o in contropendenza, l’asfalto, già prima parecchio rovinato, è stato ulteriormente danneggiato dagli eventi del maggio scorso con diversi restringimenti causa crollo della strada e tratti ghiaiati.
Scesi a Rocca, si gira a destra in via Mazzini, si supera il ponte sul Montone e si svolta sempre a destra in viale Roma per affrontare la seconda asperità di giornata, il Colle delle Cento Forche, che mette in comunicazione la valle del Montone alla valle del Rabbi, lungo una parte di quella “Traversa di Romagna” voluta nell’800 dal Granduca di Toscana Francesco Leopoldo II per unire Bagno di Romagna a Rocca San Casciano. Si tratta di un’ascesa scorbutica, non tanto per la lunghezza (5,6 km) quanto per la pendenza che, tolti il km iniziale e quello finale, non scende quasi mai sotto l’8% con una punta massima del 10% a metà scalata. Il nome, secondo una leggenda, deriva dalla sorte toccata a una banda di invasori sterminata e impiccata dagli abitanti locali. Da segnalare, in corrispondenza del terzo tornante, il bivio per l’abbazia benedettina di San Donnino, documentata sin dall’anno Mille. In vetta non c’è un vero e proprio cartello a identificare il valico, ma una vecchia casa di caccia. Di qui, una discesa filante, pedalabile nella prima parte e più tecnica nella seconda, conduce nella vallata del Rabbi. A questo punto, si gira a sinistra e in una trentina di chilometri, lungo la SS9ter, attraverso Strada S. Zeno, Tontola e Predappio, si fa ritorno a Forlì.