A Goro si sono inventati “Dolphin & Turtle Watching”, uscite in barca in Adriatico di 4 ore alla ricerca di delfini e tartarughe. «Potremmo farlo anche qui da noi, in Romagna, dal prossimo anno: incontrare un branco di delfini è facilissimo», dice il presidente di Fondazione Cetacea onlus, Sauro Pari, che ha sede a Riccione. Da qualche settimana, ogni giorno, sulle pagine dei social network di tutta la Romagna vengono pubblicati video di delfini che in branco nuotano vicino alla costa, nella zona dei porti o a fianco di barche in corsa. Uno spettacolo che desta meraviglia e stupore ma che, dato il periodo, rappresenta la normalità per un mare densamente popolato dai tursiopi e dai loro simili.
Presidente Pari, qual è la ragione di tanti avvistamenti di delfini vicino alle spiagge?
«I delfini ci sono e sono tanti. In questo periodo a fare la differenza è il fermo pesca».
Come varia la presenza dei delfini in funzione del fermo pesca che in Romagna è programmato dal 29 luglio al 9 settembre?
«E’ semplice: durante il periodo della pesca i delfini tendono a seguire i pescherecci, che stanno prevalentemente al largo, lontani dalla riva, perché sanno che restando nei paraggi delle barche troveranno molto pesce e potranno nutrirsi anche degli scarti. I delfini mangiano tantissimo, arrivano a inghiottire anche 25 o 30 chili di pesce al giorno: quando le barche restano in porto devono per forza andare a caccia».
E’ il motivo per cui stanno così vicini alla riva e alle barche dei diportisti?
«Sì. In prossimità della costa, dove il fondale è più basso, trovano abbastanza pesce per nutrirsi, cacciandolo in branco: spaventano le loro prede, costringendole ad andare in una certa direzione, e poi vanno all’attacco per mangiarle».
Quanti delfini si stima ci siano di fronte alle coste della Romagna?
«Diverse centinaia, sicuramente. Il censimento non è recente, risale a poco meno di dieci anni fa. Indicativamente possiamo dire di avere una grande famiglia di delfini, almeno una cinquantina, di fronte a Rimini, fino a un centinaio davanti al Ravennate, altrettanti a Goro e ad Ancona».
Restano sempre nella stessa zona?
«Sì ma parliamo di aree di territori di caccia estremamente vaste: si spostano continuamente di molti chilometri alla ricerca del pesce. Sono animali in continuo movimento: se si comprende questo si può ben capire quanto sia terribile, un delitto, tenerli chiusi negli spazi di piccole vasche».
Il delfino ha un muso che lo fa apparire felice anche in cattività.
«Danno l’impressione di sorridere ed è la loro disgrazia: il padrone del mare costretto in un catino non è felice. La loro felicità negli acquari è una grande menzogna. Nella mandibola hanno un ossicino che ne determina l’espressione del muso: non è indicativo dello stato emotivo».
Agosto è dunque il periodo ottimale per potere ammirare i delfini in natura qui in Romagna e in generale in tutto l’Adriatico.
«Sì ma siccome si tratta di animali selvatici è necessario fare attenzione. Mi permetto di dare due consigli».
Quali?
«Se si incontra un branco di delfini in mare e si è su una barca a motore che non è dotata di salva elica è fondamentale mettere il motore al minimo e fare attenzione a non avvicinarsi troppo».
Il secondo?
«Non cercare mai il contatto diretto con i delfini, soprattutto evitare di tentare di farci il bagno assieme. Al di là dell’espressione del muso che, abbiamo, detto li fa apparire così buoni, bisogna avere la consapevolezza di avere a che fare con animali selvatici di cui non possiamo conoscere le reazioni. Pesano anche 300 kg e nuotano a 50 km/h: se uno ti sbatte contro, anche inavvertitamente, come minimo ti rompe qualcosa».
E’ consigliabile o no dar da mangiare ai delfini?
«No, assolutamente no, per il loro bene e la loro salute. Il delfino tende a essere estremamente opportunista: si fa capire molto bene quando vuole qualcosa, ovvero il cibo. Se gli butti del pesce non si allontana più e col tempo si può creare una sorta di dipendenza, soprattutto per i cosiddetti
lone sociable».
Solitari socievoli?
«Sì. I delfini vivono in branchi e hanno un capo. Capita spesso che i giovani tentino di mettere in discussione il suo primato e per tutta reazione vengano allontanati dal gruppo. Una situazione di pericolo per la sopravvivenza del delfino stesso perché da solo va incontro a molte più difficoltà nel procacciarsi il cibo. Si tratta di delfini che sono solitari ma non per scelta, in realtà sono socievoli: quelli che più si avvicinano agli umani».
A Rimini tra il 2008 e il 2009 c’è stato il caso del delfino “Andrea”: si avvicinava alle barche, giocava con chi faceva il bagno con lui, mangiava pesce dalle mani delle persone.
«Per un lungo tempo si è sempre fatto trovare dagli umani che, non tutti ma alcuni sì, hanno tenuto comportamenti molto pericolosi. È andata bene, in quel caso, ma non è scontato che vada sempre così: il comportamento del delfino merita di essere studiato, è estremamente evoluto anche dal punto di vista sociale. Affascina tutti tantissimo ma continuiamo a rispettarlo come animale, tendendo alla distanza adeguata e lasciandolo libero».