Imola, tre nuove parole antiviolenza sui manifesti affissi in tutta la città

Imola
  • 17 novembre 2024

In avvicinamento alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, torna in città e nel circondario la campagna “Basta la parola” per dire basta alla violenza a cominciare da un linguaggio che rifugge dagli stereotipi. La cronaca, attraverso i dati del ministero dell’Interno, parla di 97 femminicidi dall’inizio dell’anno ad oggi, di cui sono 83 quelle uccise in ambito familiare/affettivo, 51 uccise dal partner o dall’ex partner. Rispetto al 2023 si registra un lieve calo, ma ancora l’anno non è concluso. Dietro ai numeri, come sempre, ci sono le storie, i contesti, conflitti, relazioni.

«Come detto più volte la violenza sulle donne è un tema pubblico non privato - dice una nota divulgata dal Comune di Imola -. Fra le cause principali, la cultura patriarcale che si fonda sul dominio di un sesso sull’altro, che rivendica il controllo della vita e dei corpi femminili». Il Comune con l’assessorato alle Pari opportunità e la Commissione pari opportunità, in collaborazione con i centri antiviolenza di Trama di Terre e di PerLeDonne, il Nuovo Circondario imolese e i tutti i Comuni che ne fanno parte ripropone anche quest’anno la sensibilizzazione a partire da nuove parole. Tre parole chiave come nel 2023 per focalizzare l’attenzione su aspetti diversi della violenza e invitare, attraverso l’affissione di manifesti e cartelloni di grandi dimensioni, a una riflessione oltre la superficie della cronaca per sensibilizzare ed estendere la consapevolezza ed essere soggetti attivi.

Se lo scorso anno le parole erano “consenso”, “credibilità”, “vittima”, quest’anno sono “autonomia”, “stereotipo”, “ribellione”. «Con Autonomia si intende economica e come capacità di scegliere liberandosi dalle dipendenze - dicono gli organizzatori e organizzatrici -. Spesso le donne sono economicamente dipendenti dai compagni perché non hanno un lavoro e la possibilità di provvedere al proprio mantenimento. In situazioni di violenza chi la subisce è convinta di non avere alternative se non resistere e sopportare umiliazioni e sofferenze. Occorre una via di uscita attraverso un lavoro che generi reddito per liberarsi dalla violenza. Il coraggio di scegliere ma anche di poter contare su un sistema in grado di creare occupazione. E sappiamo di quante opportunità in meno disponga la forza lavoro femminile rispetto a quella maschile a causa del gender gap. La libertà di scegliere della propria vita oltre i condizionamenti culturali che spesso portano a non fare ciò che è meglio per migliorare la propria condizione».

Stereotipo è la convinzione subdola, a volte inespressa ma pensata, che le donne hanno sempre qualche colpa per la violenza che subiscono. «Sono stereotipi sessisti in base ai quali si scava nella vita delle donne alla ricerca di qualche indizio colpevolizzante mentre gli uomini possono contare quasi sempre su giustificativi fondati sul comportamento femminile». Infine ribellione, un invito a liberarsi finalmente dalla sofferenza e dal dolore per scegliere di esserci come soggetti di diritto, liberi di pensare e di scegliere.

«E’ fondamentale non abbassare la guardia e fare il possibile per sradicare le cause culturali della violenza - dice la coordinatrice della Commissione Pari opportunità Virna Gioiellieri -. Un fenomeno complesso che va compreso e indagato per soluzioni efficaci e che ha bisogno di una risposta corale delle Istituzioni, dei centri antiviolenza, della comunità. Le parole sono importanti, interagiscono e influiscono sulla realtà. Per questo le abbiamo scelte come chiavi di comprensione e consapevolezza». La campagna è stata preceduta da un focus group con donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza del territorio. I manifesti saranno visibili in affissione, sugli autobus, sui social network a partire dal 19 novembre e fino a metà dicembre. I numeri a cui le donne in difficoltà possono rivolgersi sono : 1522 (nazionale) , 393 559 6688 (Trama di Terre), 370 325 2064 (PerLeDonne).

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