Il nuovo vescovo di Imola: «Ho guidato una Ferrari»

Imola

«Quando questa mattina (ieri) alle 7.30 ho detto messa per le Clarisse, nel momento in cui si recita “il nostro Papa Francesco e il nostro vescovo…”, sono rimasto choccato». E giù una risata.
Il nuovo vescovo di Imola monsignor Giovanni Mosciatti all’indomani del “giorno più lungo” con la cerimonia per l’ordinazione episcopale nel Duomo di San Cassiano e la successiva festa nella Rocca - con tanto di esibizione alla tromba - conferma la verve e quell’empatia istintiva che ha già conquistato i fedeli, e non solo. «Sono ancora un po’ confuso e frastornato – ricorda – ma ho dormito come un sasso, anche se poco».
Altrettanto inusuale, ma perfettamente in linea con il personaggio, la visita ieri mattina a mezzogiorno all’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, invitato dal presidente Uberto Selvatico Estense. «Mi hanno detto che se non si va all’autodromo non si può chiedere la residenza a Imola – scherza monsignor Mosciatti, al quale sono stati fatti indossare casco e guanti per la guida –. Per questo mi è sembrato naturale accettare l’invito, visto che a quell’ora ero libero, e in più mi hanno fatto anche provare una Ferrari. È stato un autentico regalo».


La domenica del nuovo vescovo si è, poi, conclusa con la messa che ha preso il via alle 19 a Lugo, per l’ingresso ufficiale nella comunità religiosa locale. Ma è ancora dalla cerimonia di sabato che arriva un flusso ininterrotto di emozioni.
«Ho ricevuto tantissime telefonate e messaggi di felicitazioni, al punto che ho dovuto smettere di rispondere perché erano troppi – dice –. Mi sono rimasti nel cuore tanti momenti di questa lunga giornata. Voglio ricordare l’omelia di monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna, che mi ha dimostrato un’amicizia profonda che vorrei coltivare. Per questo gli ho chiesto di poterci vedere periodicamente. E poi, ancora, sono rimasto impressionato dai 130 volontari che hanno lavorato durante l’intera cerimonia facendo di tutto: dal presidiare gli ingressi e gli accessi in chiesa ad affiancare il servizio d’ordine nelle varie necessità». Ma un pensiero va anche agli ormai ex parrocchiani di San Facondino di Sassoferrato, diocesi di Fabriano-Matelica in provincia di Ancona. «Li ho sentiti un po’ tristi – ammette monsignor Mosciatti – ma tornerò da loro il 26 luglio per la festa del patrono di Sasso Ferrato. Di solito non riuscivamo mai a trovare un vescovo per la messa, quest’anno invece ce l’abbiamo già». E un’altra risata, per ribadire ancora una volta quello che sarà lo spirito della sua missione.
«Non mi piace stare da solo nel palazzo vescovile – anticipa –. Userò quella sede per ricevere le persone e per gli incontri ufficiali ma voglio vivere tra la gente perché è nella mia indole, per condividere il destino di tutti, soprattutto i più poveri e bisognosi». Un parroco che diventa vescovo, nel solco delle scelte fatte in questi anni da Papa Francesco. «È difficile dare delle etichette, si rischia di essere troppo schematici – puntualizza Mosciatti –. Sicuramente nelle decisioni di questo pontefice c’è sempre l’accento sulla vicinanza della Chiesa alla gente. Proprio perché c’è bisogno di un nuovo inizio, un nuovo annuncio nel quale bisogna credere. Io ho pensato per la prima volta di diventare sacerdote alla morte di Giovanni Paolo I e tutta la mia formazione l’ho trascorsa a Roma durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Ero in piazza San Pietro la sera della sua elezione a Papa, il 22 ottobre 1978. E quell’esperienza di Papa missionario in giro per il mondo mi ha particolarmente segnato».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui