L’imolese Carlotta Cassani volontaria al villaggio olimpico: «Un’esperienza multiculturale incredibile»

Imola

A distanza di qualche giorno dalla chiusura dei giochi, abbiamo ancora tutti negli occhi le immagini delle Olimpiadi di Parigi. Per l’imolese Carlotta Cassani, 26 anni, ex ginnasta e da poco laureata in lingue con una tesi proprio sui giochi olimpici, sarà ancora più difficile, anzi impossibile, dimenticarle. Martedì sera è rientrata nella sua città dopo un mese e mezzo trascorso in riva alla Senna, dove ha lavorato come volontaria al villaggio olimpico. «E’ stato tutto incredibile, l’estate scorsa ero chiusa in casa a scrivere la mia tesi sulle ricadute economiche delle Olimpiadi sulle città ospitanti e l’estate dopo ho vissuto da dentro questo grandissimo evento - racconta Carlotta Cassani ancora carica di entusiasmo -. Un’esperienza umana incredibile che ho fatto pensando anche al mio percorso di studi e al mio futuro professionale».

Due passioni

Carlotta ha sempre avuto due passioni, lo sport e le lingue straniere. «L’amore per lo sport me lo ha trasmesso il mio papà, preparatore atletico per la scherma. Io ho sempre nuotato poi da ragazzina mi sono innamorata della ginnastica artistica grazie all’olimpionica imolese Carlotta Giovannini e l’ho praticata, facendo anche delle gare, per 18 anni. Poi ho scelto la carriera delle lingue laureandomi in mediazione linguistica interculturale a Forlì, con una tesi sul linguaggio ufficiale della scherma, il francese, e prendendo poi la magistrale a Modena dove ho presentato una tesi sulle ricadute economiche a breve lungo periodo delle olimpiadi nelle città che le ospitano. Mentre ancora stavo studiando, più di due anni fa, avevo trovato in internet il form per candidarsi come volontari ai giochi di Parigi. Conoscevo la città per averci fatto l’Erasmus nel 2018, poi mi sembrava un’occasione perfetta per unire le mie due passioni, così mi sono candidata. La risposta è arrivata oltre un anno dopo, proprio quando ho finito di scrivere la tesi nel 2023. Un segno del destino. Ho sempre avuto l’aspirazione di unire sport e lingue in un ambito sportivo internazionale, quale occasione migliore per vedere come ci si muove in un contesto di quelle dimensioni? E per capire se questo mondo possa davvero essere il mio futuro lavoro?».

Lavoro al villaggio olimpico

Così Carlotta è ripartita per Parigi dove si è trovata un alloggio, per i volontari non era previsto alcun compenso solo un pasto al giorno e la carta per i trasporti. Prima la formazione, poi l’8 luglio la prima giornata di lavoro al villaggio olimpico. «Il mio compito era stare all’ufficio trasporti dove si gestivano gli spostamenti di atleti, allenatori, membri delle federazioni sportive, dei giudici e ufficiali, dei comitati olimpici. Dovevo rispondere alle loro domande, aiutarli a prenotare auto, bus, navette, scaricare l’applicazione per spostarsi dai vari siti di allenamento e gare tutti i giorni. Ci sono state polemiche, lo so, ma per una manifestazione così imponente credo sia normale che ci sia qualche falla, almeno i primi giorni, poi la situazione si è normalizzata». Eppure anche nelle criticità lo spirito olimpico ha prevalso: «Credo che le Olimpiadi siano una specie di bolla di gentilezza - dice Carlotta -: anche quando ci sono state difficoltà tutti sono sempre rimasti molto calmi e cortesi, al contrario di quello che succede fuori, nel mondo, dove è la gentilezza a farsi notare, qui semmai spiccava proprio chi, raramente, perdeva la pazienza». Quanto alle critiche al villaggio olimpico: «Non so come fossero le camere, perché i luoghi per gli atleti a noi erano interdetti, ma so, per averne anche scritto nella mia tesi, che oggi i villaggi olimpici sono fatti per essere meno ecologicamente impattati possibile, forse in questo caso gli edifici naturalmente termoregolati non erano sufficienti, a Parigi quando fa caldo lo fa parecchio. Noi avevamo l’aria condizionata... ma quanto alla mensa, in effetti non era il massimo, però si sa che noi italiani siamo abituati bene in quanto a cibo». Comunque, dice Carlotta Cassani, «nel villaggio olimpico era un po’ come girare per Imola, dopo poco ci si conosceva tutti e diventava normalità incontrare gli atleti». Qualche gara, nonostante i turni di lavoro, le ha viste anche lei: «In particolare l’atletica, che era un po’ più accessibile, bellissima atmosfera!». «Sono contenta perché ho vissuto questa esperienza in tutta la sua multiculturalità. In tutto i volontari erano 45mila, alla formazione ci avevano detto che saremmo stati noi l’anima dei giochi ed effettivamente credo sia stato così, perché senza volontari non si sarebbe potuto far fronte a un’organizzazione così imponente». E ora? «Forte di questa esperienza mi candiderò, questa volta per essere assunta, per i giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026».

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