Imola, ulivi secolari e una nuova idea di olio domani convegno e pranzo in piazza con Slow Food al Baccanale
La geografia e con essa il clima segnano le alterne fortune dell’olivicoltura nelle diverse zone del Mediterraneo, Italia compresa. Ma è fuori di dubbio che da una trentina d’anni a questa parte, e in alcuni casi ancora meno, l’interesse per l’olivicoltura sia rinato. Non solo in aree in cui l’ulivo era stato abbandonato da secoli per ragioni climatiche oltre che per politiche agricole che avevano puntato su altre colture. E’ successo in Emilia, ma anche in altre parti d’Italia “insospettabili” in quanto a sud, come ad esempio l’isola di Capri, dove il recupero all’olivicoltura della costa ovest è un progetto recente. Testimoni di questa presenza nel passato sono spesso ulivi ultracentenari che da qualche anno Slow Food ha deciso di tutelare promuovendo un’olivicoltura nuova, in un certo senso alternativa, attraverso il Presidio nazionale Olivi secolari.
Per raccontare il progetto e alcune delle esperienze più significative di recupero dell’olivicoltura, dal territorio imolese a quello di Parma e Piacenza fino all’isola di Capri, Slow Food Emilia-Romagna propone per la mattinata di domani una tavola rotonda, dalle 9.30 al Ridotto del teatro di Imola, seguita da un pranzo in piazza Matteotti nella grande tensostruttura dove quattro cuochi dei differenti territori valorizzeranno l’olio extra vergine di oliva di Imola, Parma e Piacenza e Capri nei loro rispettivi piatti.
Slow Food egli olivi secolari
La cosiddetta “civiltà dell’olio” se da un lato è minacciata dall’abbandono degli uliveti, come ha messo in luce l’associazione Città dell’Olio durante la sua assemblea nazionale proprio a Imola nei giorni scorsi, dall’altro lato soffre per via della crisi climatica e l’industrializzazione della produzione a livello mondiale, con impianti superintensivi e meccanizzazione spinta, che ha reso le olive italiane di eccellenza meno competitive rispetto a un’offerta di grandi quantità per un prodotto a basso prezzo e bassa qualità. «Per mantenere in vita gli oliveti secolari e l’olivicoltura italiana di qualità occorre invece puntare sull’altissimo valore che questa produzione possiede in termini ambientali, nutrizionali, salutistici, di paesaggio, di turismo, di cultura» dice Slow Food.
La tavola rotonda
La tavola rotonda di domani si intitola appunto “Antichi oliveti e una nuova idea di olio”, dalle 9.30 nella sala del Ridotto del teatro comunale Ebe Stignani. A introdurre il tema oltre all’assessore all’Agricolttura di Imola Pierangelo Raffini, ci saranno Antonio Puzzi e Lara Malavolti di Slow Food Italia ed Emilia -Romagna. Protagonisti saranno i produttori che aderiscono all’associazione “L’ Oro di Capri” nata dieci anni fa, i quali hanno recuperato una cinquantina di ettari piantati a ulivi, fra cui anche diverse piante secolari, associando 56 produttori e valorizzando il paesaggio storicamente legato all’ulivo con i terrazzamenti e i muretti a secco. Ne parleranno Vincenzo Torelli vicepresidente dell’associazione “L’Oro di Capri”, Angelo Lo Conte presidente di Slow Food Campania e direttore tecnico del progetto di recupero identitario e della tradizione rurale di Anacapri. E’ poi frutto di una ricerca nata una ventina di anni fa, il ritrovamento di alcuni ulivi secolari intorno a chiese, monasteri e castelli tra Parma e Piacenza dove è nato il progetto di olivicoltura emiliana “L’Olio del Ducato”. Oggi sono una quarantina gli olivicoltori che hanno ripreso a coltivare la pianta e a produrre olio, attivando anche due frantoi. Ne parlano Mauro Carboni, agronomo e presidente dell’associazione l’Olio del Ducato e Gianpaolo Bononi produttore piacentino di olio extra vergine biologico. E’ una riscoperta degli ultimi vent’anni, ma con un passato antico di secoli, anche l’olivicoltura nel territorio imolese che ora concorre, assieme alle produzione dei colli bolognesi al percorso di riconoscimento della Igp Colli di Bologna la cui richiesta è arrivata a inizio ottobre sui banchi dell’Unione europea che deciderà se concedere la denominazione. A parlare de “L’olivicoltura nel territorio imolese” e della coltivazione della Nostrana di Brisighella anche nel territorio imolese sarà Giovanni Bettini del Podere Pratale, mentre Marika Zaganti parlerà dell’evoluzione del “Frantoio Valsanterno, un frantoio al servizio della comunità”, che in tre anni ha decuplicato la produzione aumentando il numero di conferitori. Modera la giornalista Laura Giorgi.
Il pranzo in piazza
Alle 12.30, finita la tavola rotonda, si passa all’assaggio, per dare sapore alle parole e ai territori. Nella grande cucina allestita in piazza Matteotti verrà servito un grande pranzo (prenotazione possibilmente entro oggi al 3382054693 oppure andrea.gentilini.romagnola@gmail.com ) con quattro ristoratori delle zone dei progetti illustrati, ognuno di loro proporrà un piatto dove l’olio del territorio sarà il protagonista. Il Bistrot La Corale Verdi di Parma, chef Mario Marini, apre con una pappa al pomodoro riccio di Parma con alici e olio bio di Giampaolo Bononi. Gastarea Bistrot di Castel San Pietro Terme, chef Dmitri Galuzin, serve l’antipasto: giardiniera d’autunno all’olio extra vergine di oliva Podere Pratale con crostino al parfait di fegatini di pollo e mosto cotto; l’olio è quello di Podere Pratale di Giovanni Bettini. A seguire il Ristorante Columbus di Anacapri, chef Roberto Carraturo, propone una pasta e cicerchie con l’olio L’Oro di Capri. Torta caprese all’olio extravergine di Anacapri. L’Osteria del Vicolo Nuovo di Imola , chef Federico Savelli, propone coscette di galletto alla cacciatora con olive e olio del Frantoio Valsanterno. In abbinamento vini delle cantine imolesi: Branchini, Giovannini, Tramsasso, Terre di Macerato (prezzo per i quattro piatti 38 euro, vini 6 euro per 4 assaggi, 3 euro il singolo calice; sconto 35 euro per soci Slow Food, Accademia della cucina, Ais Romagna, Aies, Voluptates, Card Cultura e Young Er Card vini esclusi).