Imola, Slow Food al Baccanale racconta in tavola le storie dell’olivo fra Imola, Parma e l’isola di Capri GALLERY
Tre esperienze di recupero dell’olivicoltura, tre progetti di valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva di qualità che parte della difesa e riqualificazione dei paesaggi e dall’educazione al gusto e alla scelta consapevole del cibo. Dall’Emilia-Romagna all’isola di Capri, Slow Food ha portato oggi al Baccanale di Imola una panoramica di quanto da una ventina d’anni sta accadendo in vari territori italiani. Dall’isola di Capri il presidente di Slow Food Campania Angelo Lo Conte e il vicepresidente dell’associazione “L’Oro di Capri” hanno raccontato come da dieci anni siano stati recuperati molti ulivi secolari lasciati per decenni all’abbandono e piantate nuove piante fino a raggiungere oggi 50 ettari di uliveto biologico sulla costa ovest dell’isola, rivoluzionando la produzione nell’ottica della qualità puntando sull’educazione degli isolani in primis. «Abbiamo cominciato anni fa a portare pane olio nelle scuole ci è voluto un po’ di tempo per far apprezzare ai piccoli il prodotti - spiega Vincenzo Torelli -, oggi i bambini non solo apprezzano l’olio ma hanno anche sviluppato un buon senso critico e le competenze per gustarlo al meglio. Una nuova iniziativa l’abbiamo poi rivolta alle neomamme alle quali regaliamo il nostro olio per lo svezzamento». Da Parma arriva invece “L’olio del Ducato”, associazione partita nella prima metà degli anni Duemila che oggi raccoglie 56 produttori fra Parma e Piacenza. Qui il recupero di un’olivicoltura fiorente fino al 1400 poi scomparsa, è partita dal ritrovamento di piante secolari sparse sul territorio e spesso abbandonate, come ha raccontato l’agronomo Mauro Carboni. L’imprenditore e produttore Giampaolo Bonomi ha invece raccontato come sia stata ricreata dal nulla una filiera anche di competenze che il territorio non aveva più e oggi invece mette in campo. Direttamente dal territorio imolese sono state portate le esperienze dell’azienda agricola Giovanni Bettini che nel suo Podere Pratale a Borgo Tossignano dal 2003 ha impiantato olive di varietà autoctone arrivando a conquistare riconoscimenti di qualità d nella guida degli oli Slow Food. In linea d’aria a pochi chilometri si trova anche il Frantoio Valsanterno che oggi raccoglie le olive da circa un migliaio di conferitori e che con la nuova gestione avviata nel 2021, quest’anno ha decuplicato la produzione arrivando fino a 700 quintali di olio prodotti all’anno. L’assessore alle Attività economiche Pierangelo Raffini ha rimarcato come sul territorio imolese sia presente, oltre alla coltivazione di ulivi e produzione di olio, una vera e propria filiera legata all’ulivo, con almeno cinque aziende che producono attrezzature per l’olivicoltura. Al termine del convegno, nella tensostruttura in piazza Matteotti la Condotta Slow Food Imola ha messo a tavola un centinaio di persone che hanno assaggiato i piatti dei ristoratori dell’isola di Capri Ristorante Columbus di Anacapri, di Parma con il Bistrot La Corale Verdi, e di Imola Osteria del Vicolo Nuovo e di Castel San Pietro Gastarea Bistrot raccontati dagli stessi produttori e valorizzati in un menù dove l’olio è stato davvero protagonista.