Imola, sciopero degli studenti dei licei «no alle scuole gabbia e fatiscenti»

Imola

«Rivendichiamo il diritto di studiare in ambienti consoni alla vita scolastica, non in gabbie fatiscenti!». Sarà uno degli slogan dello sciopero degli studenti del collettivo studenti del polo liceale imolese convocato per domani mattina fin dalla prima ora di lezione. La richiesta di autorizzazione alla questura è stata inviata per pec nei giorni scorsi. La proposta per il percorso da seguire potrebbe quindi subire modifiche, l’idea era di far partire dei piccoli cortei dalle tre sedi liceali, via Garibaldi per il Rambaldi, via Guicciardini per lo Scientifico e via Manfredi per il linguistico e convogliare in piazza. Si vedrà.

Le criticità sollevate

Intanto è certo che gli studenti hanno voglia di far sentire la propria voce alla città e di certo non succedeva da tempo. Scatenanti i problemi logistici finiti giù nelle cronache negli ultimi mesi, dal perdurare dell’utilizzo dei container nella sede dello scientifico come “palliativo” a un esubero di iscritti rispetto alle aule effettivamente disponibili in sede, ai problemi sanitari emersi negli stessi container per la presenza di legionella nei bagni. Dai problemi di riscaldamento nella sede del Rambaldi, ai problemi di vecchissima data del liceo linguistico «che ha aule con finestre solo a bordo soffitto, magari in plexiglass e non in vetro, che hanno a volte problemi ad aprirsi e chiudere, muffe sui muri e addirittura sgocciolamenti dal soffitto in alcune aule», dicono gli stessi studenti. «Abbiamo già provato a chiedere in consiglio di istituto di abolire i container allo Scientifico, che oltre ai problemi di cui si è tanto parlato creano anche isolamento per i ragazzi che ci transitano e non hanno nessun contato con il resto della sede, ma non abbiamo avuto mai una risposta effettiva - spiegano alcuni rappresentanti di istituto -. Certamente non abbiamo noi la soluzione a tutti i problemi segnalati, ma chiediamo di essere ascoltati e non ci basta sentir dire che la soluzione è la nuova scuola che verrà costruita, di quella se ne parla da parecchi anni, nel frattempo, prima che arrivi, saranno passate da questa situazione almeno due cicli scolastici completi».

Le ragioni dello sciopero

«A fronte di varie richieste di colloquio col nostro dirigente non siamo stati ascoltati, essendo liquidati con vuote rassicurazioni, o addirittura le domande di confronto sono state più volte respinte - scrive il collettivo studentesco nel dare notizia della volontà di scioperare -. Vogliamo dichiarare come questa situazione di elusività e in certi casi di autoritarismo sia inaccettabile». Il raggio delle critiche va oltre la città: «Bisogna inoltre comprendere come questa sia una situazione vissuta da molti istituti italiani, a causa di manovre di distruzione e aziendalizzazione della scuola pubblica compiute da tutti i governi da destra a sinistra. Tra queste riforme si possono annoverare la “buona scuola” realizzata dal governo Renzi con cui i presidi sono passati da essere coordinatori degli insegnanti, a veri e propri dirigenti aziendali che guidano le scuole. O la riforma Valditara della scuola, di prossima approvazione, che vuole introdurre soluzioni sempre piú repressive e anti-studentesche tra i nostri banchi».

Come l’hanno presa i docenti? La cui voce anche nel caso dello Scientifico non è stata resa pubblica. «Cinquanta e cinquanta. Ci sono i prof che ci sostengono e apprezzano lo spirito critico, altri che dicono che sia solo una scusa per non fare lezione, ma in questo caso non è proprio così. Crediamo che gli studenti abbiano taciuto troppo a lungo».

«Tutti noi studenti abbiamo preso la decisione di scioperare perché la nostra, come tutte le scuole italiane, non è un ambiente dignitoso in cui studiare, un luogo che produce il disagio psicologico che viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, e quindi come studenti coscienti non ci presenteremo in una scuola che non riteniamo degna d’essere chiamata tale. Il problema è sistemico e frutto di 30 anni di distruzione della scuola pubblica, che hanno reso un centro di formazione lavorativa, senza tener conto della componente umana e intellettuale. La scuola, che dovrebbe essere una palestra per la nostra mente, diventa una gabbia».

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