Imola, quattro classi di liceo ancora nei container bagni chiusi per la presenza di legionella

Imola

Ci sono ancora quattro classi di liceo, tre terze dello Scientifico e una prima del Liceo di scienze Umane, che fanno lezione nei container. La soluzione era stata adottata in pandemia per distanziare i ragazzi, da allora, era il 2020, alcuni dei container sono stati mantenuti e ospitano oggi le classi più numerose. Una soluzione provvisoria che è diventata stabile ma che comporta anche parecchi disagi, ultimamente anche di carattere sanitario che una mamma ha deciso di rendere pubblici. Nei giorni scorsi è stato comunicato alle famiglie che dal 3 dicembre è stata emessa un’ordinanza del sindaco su disposizione del Dipartimento di sanità pubblica che vieta l’uso dell’acqua calda nei bagni perché a seguito di rilievi da parte di Arpae è stata rilevata «la presenza in significativa quantità di L.Pneumophila sierogruppo 2-14» vale a dire legionella. Una ditta incaricata dovrebbe intervenire il prossimo 11 dicembre, quando i ragazzi del polo liceale saranno altrove, in assemblea di istituto. Ma i disagi segnalati dalla mamma preoccupata sono diversi: «Il riscaldamento è spesso rotto o troppo alto senza possibilità effettiva di regolare la temperatura, telecomandi che non funzionano o non si sa come usarli. Nel corrente mese un giorno sparavano aria fredda anziché calda e hanno dovuto spegnere totalmente, spesso devono tenere le finestre aperte tutta la mattina perché settati a 30 gradi e non si possono modificare. Il ricircolo dell’aria con soli fan coil è da verificare e mantenere puliti i filtri, è alto il tasso di influenze sugli alunni in queste classi, si sono verificate 5 polmoniti batteriche in una sola classe. I bagni sono in numero insufficiente e spesso rotti, da inizio anno 3 sono guasti in modo permanente e solo 1 è funzionante per le femmine e 2 per i maschi». Bagni che dal 3 dicembre sono interdetti per la ragione sanitaria rilevata da Arpae e Ausl. Questa situazione, nel frattempo, obbliga i ragazzi a uscire dallo stabile, « fare il giro attorno alla scuola al freddo e andare nello stabilimento centrale per andare in bagno, tempo medio di assenza 15 minuti ogni volta». Ma anche i moduli in sé non sembrerebbero il massimo per seguire le lezioni: «Le ultime file non vedono la lavagna e non sentono i professori, i “muri” talmente sottili che spesso le classi si disturbano tra di loro. Oggi i ragazzi destinati alla permanenza di 5/6 ore quotidiane in questi container così si sentono, isolati dal resto dell’edificio scolastico come “sfollati”». A tutto ciò si è aggiunto il cantiere comunale per la nuova palestra, e la mamma si chiede: «Gli enti che finanziano palestra e scuola sono diversi, viene da chiedersi se uno è a conoscenza delle condizioni in essere del secondo, le distanze di sicurezza sono state rispettate? Le polveri che respirano a fianco di un cantiere sono state considerate?». Il dirigente Paolo Nardiello interpellato in merito risponde: «Questa è l’unica soluzione possibile per gestire un sovrannumero di iscritti: aumentati di 250 unità in cinque anni. Fra due anni al massimo avremo la nuova palazzina in viale D’Agostino con cui potremo avere classi per tutti. Ad oggi questi moduli andrebbero vissuti come un privilegio perché ci consentono di ampliare l’offerta formativa dando risposta a tutti e tenendo aperte le scuole al pomeriggio e in estate. Trovare spazi altrove complicherebbe la gestione. Qui ci vanno solo le classi più numerose e vi sostano a rotazione per un anno soltanto. Quanto al cantiere, l’accordo è che svolga le attività più rumorose nel pomeriggio».

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