Imola, la discarica chiusa sarà del tutto “esaurita” solo nel 2059 da parte ci sarebbero già 30 milioni per gestirla

Imola

A novembre la diretta social di sindaco e vicesindaca per comunicare ciò che si attendeva da tempo: la fine dei conferimenti dei rifiuti alla discarica Tre Monti. Dopo circa tre mesi, in commissione consigliare ieri sono stati finalmente forniti più dettagli sul percorso che porterà al definitivo esaurimento del sito nel 2059. Se infatti già ora non si conferiscono più rifiuti urbani, servono 4 anni abbondanti per coprire gli strati di decenni di accumuli, poi altri 30 di monitoraggi per poter parlare di definitiva chiusura.

Oltre all’assessora all’Ambiente Elisa Spada, ieri hanno interloquito con i consiglieri comunali anche i tecnici di Herambiente responsabili del processo, Catia Gamberini e Michele Menichetti, nonché il direttore dell’autorità di bacino Atersir Vito Belladonna.

Sette fasi preparatorie

La discarica di via Pediano ha chiuso a novembre la sopraelevazione del terzo e ultimo lotto con 374.878 tonnellate conferite, sulle 375.000 autorizzate. Dal 29 novembre è iniziata la post gestione secondo le linee stabilite dalla normativa ambientale che detta tempi e modi e si articola in sette fasi. La prima, in atto, finiti i conferimenti, consiste nella posa di una copertura provvisoria ovvero di uno strato impermeabilizzante con la funzione di proteggere i rifiuti dalle acque meteoriche per contenere la produzione di percolato oltre a drenare le emissioni di biogas. «Un primo strato a contatto con i rifiuti di 50 centimetri di ghiaia, uno strato di tessuto non tessuto, e sopra 80 centimetri di materiale argilloso - spiega Menichetti di Herambiente-. I materiali provengono da cave esterne, a parte una quota di argilla derivante dalla rimozione delle coperture dei lotti 1 e 2 in sopraelevazione. Le coperture non sono iniziate a fine 2024, ma da tempo, via via che la discarica cresceva in volume ogni scarpata precedente era stata coperta. Dunque i lavori di bonifica sono iniziati con la discarica ancora attiva, resta solo da completare la parte più pianeggiante di circa 3000 metri quadrati ed entro fine marzo pensiamo di terminarla, dipende dalle condizioni meteo». «Poi si passerà alla posa di altri strati drenanti e di terreno per poi realizzare la copertura vegetale per il ripristino ambientale - ha spiegato Catia Gamberini -. Dopo due anni terminati questi lavori, ottenuta l’autorizzazione dell’Arpae che certifica la corretta esecuzione delle opere di copertura definitiva, la gestione post operativa dovrà durare 30 anni. Dalla data del nullaosta inizierà ufficialmente il periodo cosiddetto di post gestione che durerà 30 anni, decenni in cui si continuerà a fare manutenzione e controllo su percolato e biogas. La discarica non viene abbandonata». Da marzo prossimo la situazione dovrà poi restare ferma altri due anni quindi si passa alla copertura definitiva che secondo Hera dovrebbe essere terminata nel 2029. I successivi 30 anni di monitoraggi, quasi sempre semestrali, su biogas, percolato, qualità dell’aria, acque di superficie e scarichi idrici (per gli odori Hera attende invece ancora il parere di Arpae per “riaccendere” i nasi elettronici), scattano da lì e solo da allora cominceranno a comparire erba, arbusti e cipressi, mentre nel frattempo continuerà a lavorare la centrale di cogenerazione che recupera il biogas e sul tetto del Tmb, che separerà ancora rifiuti non urbani da inviare al trattamento, il Comune chiede di installare un impianto fotovoltaico da un MegaWatt a uso della neonata Comunità energetica locale.

Copertura finanziaria, i dubbi sul fondo da 30 milioni

Atersir, che dal 2014 si occupa in maniera sistematica della chiusura di 49 discariche in regione, rassicura che nel cassetto «ci sono 30 milioni di fondo accantonato che potrà coprire tutti i costi di gestione» post chiusura fino alla definitiva dichiarazione di esaurimento effettivo dell’impianto nel 2059. «A fine 2010 c’era un fondo di 7,2 milioni diventato di 6,5 nel 2012 esaurito per la gestione dei lotti 1 e 2 della Tre Monti - ha detto Vito Belladonna direttore di Atersir -. Per i lotti 1 e 2 chiusi nel 2010 il fondo è andato esaurito nel 2018. Dal 2010 al 2016 è ripreso l’accantonamento con il terzo lotto poi con la sopraelevazione interrotta nel 2018 dalle vicende giudiziarie, ripresa poi nel periodo post alluvione da luglio 2023 fino a novembre 2024. Dal 2020 si è ricalcolato l’accantonamento, la perizia aggiornata a luglio 2024 ci dice che oggi ci sono 30 milioni a disposizione i quali basterebbero per la gestione di tutto il percorso di bonifica». Quanto costerà effettivamente tutto ciò, come richiesto dal consigliere della Lega Daniele Marchetti, non è stato però esplicitato. Quella dei 30 milioni è una cifra che non era mai stata detta prima e che ha suscitato molti interrogativi fra i consiglieri comunali, Fratelli d’Italia in testa che si chiede da dove siano «sbucati», visto che, dice il consigliere Simone Carapia, da un accesso agli atti presso Con.Ami risalente a dicembre scorso ne sarebbero risultati solo un paio. «Quello che sostiene il fondo di accantonamento per gestire la discarica quando non riceve più rifiuti e quindi non genera più entrate è la tariffa rifiuti, banalizzando prima si pagava meno. Ad esempio è stato di 14 centesimi ad abitante l’impatto su Pef per l’integrazione al fondo esaurito per la chiusura dei lotti 1 e 2 - ha risposto Belladonna di Atersir -. Dal 2015 è anche possibile, come stabilito dalla Regione, allocare costi nei Pef , i piani per la gestione rifiuti, qualora non vi siano sufficienti accantonamenti. Con la discarica in esaurimento i costi avranno ancora solo qualche picco, poi con la mineralizzazione dei rifiuti sarà una dinamica a decrescere». La consigliera Rebecca Chiarini del Gruppo misto ha cercato di capire anche come avverrà la ripartizione dei costi fra gestore , Hera che nei decenni ha incassato i proventi per la gestione dei rifiuti, e la proprietà, ovvero il consorzio di Comuni. Sempre Atersir ha risposto che «per la frazione dei rifiuti urbani l’accantonamento è in capo agli enti, per la parte dei rifiuti speciali al gestore», ipotizzando un 50 per cento a testa.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui