Imola, in sette sul ponte contro i tagli, ma gli alberi non ci sono già più
Sette manifestanti (e un cane) hanno partecipato ieri in zona autodromo all’annunciato presidio di protesta pacifico contro l’abbattimento dei 19 pioppi che si trovano lungo la linea del muro di cinta del paddock. Interventi necessari, iniziati mercoledì in anticipo di un giorno rispetto a quanto annunciato dal Comune, per i lavori di rifacimento da 775mila euro della porzione di struttura danneggiata due volte dall’alluvione 2023 e a rischio crollo. Primo tassello di un progetto idraulico più ampio da 8,5 milioni di euro, finanziati dalla struttura commissariale, che interesserà il fiume Santerno tra il ponte Tosa e quello della ferrovia. Tra gli attivisti arrivati per manifestare sul ponte di viale Dante, con tanto di cartelli tricolori e scritte come “Le radici difendono gli argini, no al taglio e al consumo di suolo” o “La natura non si svende”, anche due rappresentanti del gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna”, due volontari di Legambiente Imola-Medicina e la giornalista, scrittrice e blogger Linda Maggiori. «Non eravamo in molti e la visibilità non è stata eccellente, però coloro che sono passati hanno solidarizzato con noi senza esternare alcun tipo di critica - commenta Roberta Ronchi, una delle promotrici dell’iniziativa insieme all’imolese Lorenzo Geminiani -. Sono arrivati anche quattro blindati dei carabinieri e alcune auto della polizia, ma quando ci hanno assicurato che non erano lì per noi, ma pare per un’esercitazione in autodromo, un po’ siamo rimasti delusi (scherza, ndr). Il presidio termina qui, ma faremo qualcos’altro a breve». Per Ronchi «vogliono cementificare l’ansa del fiume dopo l’abbattimento dei pioppi così da ampliare l’autodromo - conclude -. Peccato, però, che le loro radici tengano su l’argine. Sono solo speculazioni, perché il cemento, seppur più forte, non assorbe nulla, fa aumentare la corrente dell’acqua ed è pericoloso». Sul posto anche alcuni tecnici della Protezione civile regionale, come confermato da Nicoletta Folli di Legambiente Imola-Medicina. «Essendo gli argini di proprietà demaniale, come è normale che sia, sono venuti a verificare gli interventi in corso per un discorso paesaggistico (Legge Galasso, ndr) e di coordinamento con la Regione stessa - spiega -. Noi come Legambiente, invece, verificheremo con chi di dovere se è tutto in regola con le autorizzazioni e, se non avremo chiarimenti, non escludiamo, anche se oggi è prematuro, di rivolgerci alla Soprintendenza».