Imola, crac Bio-On: richieste condanne fino a dieci anni, ora tocca alle 1.261 parti civili

Imola

Prosegue il processo sul crac della Bio-On, la società di bioplastiche con sede nella frazione castellana di Gaiana fallita a fine 2019 (e poi acquisita più di un anno fa dalla piemontese Haruki Spa controllata al 75% da Maip Compounding Srl). Chiusa la requisitoria con le richieste di pena della Procura di Bologna nei confronti dei nove imputati accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta impropria e distrazione e tentato ricorso abusivo al credito, oggi e domani toccherà alle 1.261 parti civili comparire davanti al collegio presieduto dal giudice Domenico Pasquariello. Tra loro, anche il titolare di un negozio imolese di ottica, difeso dall’avvocato Giovanna Cappello, che aveva investito molti soldi nelle azioni della Bio-On. Responsabili civili nel processo sono le società Pricewaterhouse ed Ernst&Young che, in caso di condanna degli imputati, saranno chiamate a contribuire insieme a loro al risarcimento delle parti civili.

Le richieste della Procura

Come detto sono nove gli imputati finiti alla “sbarra” in questo procedimento. Mercoledì la Procura di Bologna, attraverso il sostituto procuratore Michele Martorelli, titolare dell’inchiesta assieme al procuratore aggiunto Francesco Caleca, ha chiesto al collegio una condanna a dieci anni per Marco Astorri, ex presidente di Bio-On. Da lunedì parlerà in aula il suo legale, l’avvocato Tommaso Guerini, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, e poi, via via, tutti gli altri difensori con udienze fissate fino a fine ottobre. La sentenza di primo grado è invece attesa per novembre.

Anche per il vice di Astorri, Guido Cicognani, è stata chiesta una pena di dieci anni. Otto anni, invece, per l’ex direttore generale dell’azienda Vittorio Folla, sei per l’ex presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio, cinque per l’ex direttore finanziario Pasquale Buonpensiere, quattro per il revisore Gianni Bendandi e per l’ex consigliere della società Gianni Lorenzoni e, infine, tre anni e sei mesi per gli ex componenti del collegio sindacale Vittorio Agostini e Giuseppe Magni. Un altro imputato, il revisore dei conti di Ernst&Young Alberto Rosa, ha patteggiato una pena di un anno e sei mesi al termine dell’udienza preliminare.

Secondo l’accusa, la storia di Bio-On dimostra che la gestione dissennata e criminale dell’impresa avrebbe consentito agli imputati di raccogliere, o consentire che altri provvedessero, liquidità per circa 40 milioni di euro, bruciati negli anni per far fronte alle spese correnti. In assenza di generazione di cassa, la società avrebbe poi fatto ricorso a credito bancario arrivando a generare debiti per oltre 60 milioni, ma il danno provocato dalla condotta degli imputati ammonterebbe a diverse centinaia di milioni.

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