Il radiotelescopio Croce del Nord di Medicina ascolta lo spazio da 60 anni e si evolve ancora

Imola

Sessant’anni sono un nulla nella dimensione spazio-tempo dell’universo, ma nella storia umana e in questo caso della scienza hanno un peso specifico importante, soprattutto considerato che qui il passato continua ad essere al servizio del futuro giorno per giorno, plasmandolo. Sessant’anni fa un gruppetto di scienziati dell’Università di Bologna e del Cnr aveva intuito la potenzialità della ricerca in campo radioastronomico e oggi la comunità scientifica che ruota intorno al primo e tuttora più esteso radionterferometro in Italia, (uno fra i più grandi al mondo con i suoi 500 per 600 metri di estensione e circa 40 di altezza), è un punto di riferimento internazionale. E oggi il radiotelescopio Croce del Nord si prepara a vivere una nuova fase della propria carriera scientifica. «La radioastronomia è una scienza giovane - spiega il responsabile del telescopio Germano Bianchi -. Gugliemo Marconi ne fu pioniere con i suoi studi sulle onde radio, poi in mezzo ci furono due guerre e si partì solo dagli anni Sessanta. Per prima cosa furono fatte delle mappe radio per dare forme alle galassie, a Medicina ci sono cataloghi di quegli anni consultati ancora oggi da tutto il mondo. Negli anni Ottanta gli astrofisici, poi, ricevettero segnali sconosciuti, luci pulsanti estremamente regolari nella ripetizione che fecero pensare anche a segnali da civiltà aliene. Lo studio fatto anche a Medicina confermò che si trattava invece delle onde emesse da stelle morte: pulsar».

Oggi, il lavoro continua e grazie a importanti finanziamenti, prima dell’Agenzia spaziale europea (Esa) poi del Pnrr, la stazione che da decenni ascolta ogni bisbiglio proveniente dall’universo ha potuto attivare una serie di upgrade che hanno aperto nuovi fronti. Da un lato è diventata uno strumento indispensabile per il monitoraggio della “spazzatura spaziale”, vale a dire dei detriti derivanti dalla presenza massiccia di satelliti in orbita che ciclicamente si deteriorano, si guastano, perdono pezzi. Ma grazie a questi stessi potenziamenti oggi le antenne di Medicina possono ascoltare le “voci” più lontane nello spazio, i movimenti di buchi neri, le formazioni di galassie, e aiuta il mondo a capire quello che ancora non conosciamo.

«La stazione di Medicina oggi lavora su tre linee di sviluppo - spiega il direttore Gianfranco Brunetti - il tracciamento dei detriti spaziali da satelliti, oggi siamo in grado di individuare anche pezzi molto piccoli ed è evidente l’importanza di questo lavoro per la sicurezza nello spazio, sia per prevedere cadute sulla terra che per gestire nuovi lanci. E’ comunque un lavoro collaterale. Dal punto di vista astrofisico, oggi sfruttando il potenziamento del nostro radiointerferometro possiamo estrarre e studiare segnali che arrivano da ancora più lontano e di cui non conosciamo ancora l’origine, una sorta di fari che appaiono e scompaiono chiamati fast radio burst che oggi generano tante domande». La Croce del Nord, grazie al potenziamento della tecnologia e della sua superficie, oggi intercetta le onde prodotte a distanze enormi prodotte da esplosioni o collisioni di stelle, formazioni di galassie, buchi neri, eventi fisici che viaggiano per tantissimo tempo e arrivano fino a noi. Nel 2026 verrà poi installata una nuova stazione Lofar , uno dei più potenti strumenti al mondo per la lettura delle basse frequenze radio. «Per studiare abbiano continuamente bisogno di nuove tecnologie -spiega Brunetti - per questo la connessione con le aziende è costante così come il frutto della ricerca continuamente influisce sul “quotidiano”. Ad esempio i dati che noi incameriamo sono così tanti che dobbiamo sviluppare continuamente tecniche nuove sul trasporto e immagazzinamento, un’alta capacità sia di archivio che di elaborazione». Tecnologia che deve aiutare anche a superare barriere nuove: «Oggi dobbiamo impazzire a vedere attraverso ogni tipo di interferenza - spiega il direttore - quando osserviamo con grandi radiotelescopi è come se volessimo captare il rumore di una foglia che cade a chilometri di distanza da noi al centro di in una discoteca che sta andando a pieno ritmo rapporto fra decibel e segnali. Per riuscirci dobbiamo continuamente escogitare nuovi modi attraverso una tecnologia sempre più avanzata». I fondi arrivati con il Pnrr, circa 19 milioni di euro, serviranno in piccola parte anche a rinnovare l’equipe di scienziati. Arriveranno una decina di persone nuove a coprire un gruppo sostanzioso di pensionamenti.

In occasione dell’anniversario, sabato prossimo al Centro visite “Marcello Ceccarelli” dell’Inaf Istituto di radioastronomia di Bologna a Medicina si terrà l’evento “60°anniversario Croce del Nord: dalla storia al futuro”. L’iniziativa prevede una parte istituzionale su invito al mattino mentre programma inizialmente aperto al pubblico nel pomeriggio è stato cancellato causa allerta meteo diramata ieri. Il primo e tutt’oggi il più esteso radiotelescopio d’Italia, dopo decenni di successi nell’ambito della ricerca astrofisica, ospiterà così la comunità scientifica e i cittadini. La mattinata istituzionale (su invito) inizia alle 10.30 con i saluti istituzionali. Intervengono: il direttore dell’Inaf Istituto di Radioastronomia, il presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica, rappresentanti dell’Università di Bologna e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la presidente della Fondazione Marconi e le autorità locali. Alle 11 presentazione storica e a seguire la tavola rotonda sul presente e futuro del radiotelescopio. Dopo il break, alle 13.15 trasferimento alla Stazione radioastronomica e lettura del discorso inaugurale del 1964 di Marcello Ceccarelli a cura del figlio Francesco e taglio della torta.

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