A Spazzate Sassatelli la chiesa è chiusa e i fedeli per la messa vanno a Conselice

Spazzate Sassatelli è stato senza dubbio uno dei paesi dell’Imolese più colpiti dall’alluvione del maggio 2023. L’argine del Sillaro, per ben due volte in pochi giorni, ruppe all’altezza di via Merlo e il torrente inondò così la frazione al confine con la provincia di Ravenna.

L’acqua non risparmiò campi, raccolti, case e nemmeno la chiesa di Sant’Antonio Abate dove al suo interno il livello raggiunse i 70/80 centimetri. Ingenti i danni, che interessarono i pavimenti, i muri e l’impianto elettrico.

Da allora, però, purtroppo poco o nulla è cambiato, come ammette l’amministratore parrocchiale don Massimo Pelliconi. «La chiesa è stata pulita dal fango e asciugata ma è ancora chiusa in attesa che arrivi la liquidazione dell’assicurazione così da poter iniziare gli interventi - ammette -. Parliamo di oltre 100mila euro di danni che comporteranno il rifacimento dei pavimenti, il ripristino delle pareti per circa un metro di altezza e la pulitura delle fogne. Pare che i soldi arriveranno a breve. Noi però siamo già pronti per partire, poi per completare l’intervento serviranno alcuni mesi».

Nel frattempo quei pochi parrocchiani di Spazzate Sassatelli per sentir messa «devono venire nella chiesa di Conselice, di cui sono arciprete e che fa parte della stessa unità pastorale. Agli anziani e a chi non può muoversi invece andiamo noi casa per casa per il sacramento della Comunione - commenta -. Proprio a Conselice il 17 maggio, a un anno esatto dall’alluvione, celebreremo una funzione sul sagrato della chiesa di San Martino vescovo, a cui seguirà un momento conviviale di socializzazione».

Tornando a quei giorni la prima grande preoccupazione di don Massimo era «salvare il Santissimo Sacramento e portarlo a Conselice visto che più passava il tempo e più era difficile avvicinarsi alla chiesa a causa dell’acqua - racconta -. E non posso dimenticare la solidarietà di chi arrivò da fuori per aiutare i cittadini della frazione e i tanti giovani e meno giovani con una pala in mano a sporcarsi le mani per dare il loro contributo e far sì che la frazione potesse tornare finalmente come era prima».

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