I gessi romagnoli diventano patrimonio Unesco

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Una grande vittoria e un prestigioso riconoscimento. I fenomeni carsici dell'Appennino settentrionale entrano a fare parte del patrimonio naturale dell'umanità e i gessi romagnoli diventano patrimonio Unesco. A Riyad, capitale dell’Arabia Saudita, è arrivato il verdetto.

Dove oggi sorgono colline e montagne, un tempo vi erano fondali marini, e così le creste del paesaggio rappresentano anche la tangibile testimonianza dell’antica presenza del Mediterraneo. Beni naturalistici che ora sono diventare Patrimonio naturale dell’umanità. Sono le “aree carsiche gessose”, un fenomeno unico, di straordinario valore non solo geologico, ma anche biologico, archeologico, storico e culturale, sul cui riconoscimento è chiamato in questi giorni a esprimersi l’Unesco.


Il pronunciamento sulla candidatura presentata dall’Italia tramite il Ministero della transizione ecologica riguardava il “Carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale” e comprende sette siti dal territorio bolognese a quello riminese: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Aree accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante concentrazione dei sali minerali tra cui, appunto, il gesso.

La Regione: "Straordinaria leva di promozione"

“Questo importante riconoscimento da parte dell’Unesco ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica – afferma l’assessora  alla Programmazione territoriale e parchi,  Barbara Lori, presenta a Ryad– si conclude nel migliore dei modi un’esperienza emozionante per cui voglio ringraziare il Comitato Scientifico Regionale, i Comuni e il Ministero; insieme a loro, con il presidente  Bonaccini e la Giunta, continueremo a lavorare affinché questo nuovo sito possa arricchire ulteriormente il territorio dell’Emilia-Romagna. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco,  Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi”.  

La Federazione speleologica regionale: grande risultato

Di seguito il commento della Federazione speleologica regionale: "Nel 2016 come Federazione Speleologica Regionale, consapevoli dell’importanza mondiale dei fenomeni carsici nei gessi dell’Emilia-Romagna, abbiamo deciso di proporre alla Regione di frasi promotrice della candidatura di tali fenomeni a Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ben consapevoli dell’impegno richiesto.
Oggi l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di questo patrimonio geologico conferendo il prestigioso riconoscimenti di Patrimonio Mondiale dell’Umanità ai Fenomeni carsici e grotte nelle evaporiti dell’Appennino Settentrionale. Questo riconoscimento è centrato sull’importanza dei sistemi di grotte che sono tra i più completi, unici al mondo, e molto ben studiati. Questo risultato è stato possibile grazie all’impegno della Regione, del Ministero dell’Ambiente, del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciatore italiano presso l’UNESCO, per il lavoro volontario condotto in questi anni dal Gruppo Tecnico Scientifico a supporto della candidatura e grazie alla consulenza della A² studio srl, Trento e Dolomiti Project srl, Feltre (BL). Se oggi possiamo vantare un nuovo Patrimonio Mondiale dell’Umanità lo dobbiamo in primo luogo a generazioni di speleologi della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna che hanno esplorato e studiato le grotte con il fondamentale apporto delle Università, delle Soprintendenze, della Regione e dei Parchi e promossa una costante azione di difesa di questi fragili ambienti contro la loro distruzione. Nel ribadire la nostra soddisfazione per il risultato ottenuto ricordiamo che questo importante riconoscimento comporta una grande responsabilità. Ora è necessario anche un cambiamento concettuale. La salvaguardia degli ambienti carsici e del loro patrimonio naturale e culturale richiede il massimo impegno. Occorre abbandonare la logica che considera l’ambiente solamente come un mero strumento da sfruttare in modo indiscriminato sino ad arrivare alla sua distruzione irreversibile. Come ribadito dall’UNESCO 'Il patrimonio è la nostra eredità del passato, ciò con cui conviviamo oggi e ciò che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio culturale e naturale sono entrambe fonti insostituibili di vita e ispirazione'. Nel tempo siamo riusciti a fare sì che i gessi dell’Emilia-Romagna siano protetti con precise norme, in particolare facendo cessare la loro distruzione ad opera delle cave. Oggi resta l’anacronistica cava di Monte Tondo la cui attività ha comportato e può comportare la distruzione di fenomeni carsici ora Patrimonio Mondiale dell’Umanità. È necessario che questa attività distruttiva cessi, come chiesto dall’UNESCO la quale sottolinea che 'I siti Patrimonio dell'Umanità appartengono a tutti i popoli del mondo, indipendentemente dal territorio in cui si trovano'”.

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