Rimini. Uccise la moglie, madre da 6 mesi ergastolo confermato per Vultaggio

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Sono passati due anni e mezzo da quando Simone Benedetto Vultaggio, riminese di 49 anni, aprì l’uscio di casa ricoperto dal sangue della compagna appena uccisa a coltellate e colpi di matterello, e già due Tribunali, quello di Rimini in primo grado e quello di Bologna in Appello, l’hanno condannato all’ergastolo. E’ arrivata lunedì scorso, giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, la decisione della Corte d’Appello di Bologna e la seconda condanna all’ergastolo per l’uomo che uccise la compagna, colpendola ferocemente mentre stringeva in braccio il figlio. «Il bambino sta bene» erano state le sue prime parole dopo aver scaricato la sua rabbia contro Cristina Peroni, 33, originaria di Roma e mamma all’epoca di un bimbo di 6 mesi. «Ora lei non potrà più parlagli male di me» aveva aggiunto con le mani ancora sporche di sangue. Vultaggio non aveva tentato la fuga, non aveva resistito all’arresto, né gettato via l’arma del delitto, ritrovata non distante dal corpo esanime della donna. Un comportamento anomalo e arrendevole che nel corso del processo ha visto le parti contrapporsi sulla necessità di una perizia psichiatrica per l’omicida che si era subito chiuso in un profondo silenzio. Il pubblico ministero Luca Bertuzzi, che l’aveva portato davanti alla Corte d’Assise di Rimini con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dal contesto familiare, dai motivi futili e abietti e dalla crudeltà, aveva respinto la tesi della difesa di una parziale infermità mentale. Il consulente psichiatrico della pubblica accusa, Federico Boaron, aveva infatti definito Vultaggio capace di intendere e volere al momento del delitto. Assistito dall’avvocato Massimiliano Orrù, l’imputato aveva rinunciato a sentire i testimoni in udienza, eccezion fatta per Daniele Donati, psichiatra di parte (nominato dalla difesa), secondo cui l’uomo avrebbe sofferto di un disturbo della personalità quando ha inferto le coltellate. La Corte di Appello di Bologna non ha mosso alcunché del processo di primo grado che si era concluso il 4 dicembre del 2023 con una sentenza all’ergastolo. Bologna di fatto ha confermato sia le aggravanti che la pena. La difesa di Vultaggio ha già annunciato il ricorso in Cassazione. Quello di Cristina Peroni era stata un femminicidio annunciato. La coppia che aveva avuto da pochi mesi un figlio, era già in crisi nei mesi precedenti l’omicidio, tanto che la donna era tornata per un breve periodo a casa a Roma. Poi, come spesso accade in queste vicende l’amore, o quello che ci si illude possa tornare ad essere amore, è ingannevole al punto da mettere in trappola. Quella mattina del 25 giugno 2022, nell’appartamento di via Rastelli in un quartiere di villette bifamiliari non lontano dal mare, Vultaggio era rimasto seduto nella sala da pranzo, mentre la donna era in camera da letto riversa a terra in una pozza di sangue e avvolta in un lenzuolo bianco. Il bimbo si trovava in sala da pranzo e secondo gli inquirenti non avrebbe mai corso alcun rischio anche se quando il padre aveva colpito la mamma lui le stava in braccio, per l’ultima volta.

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