Turisti in Romagna, uno su quattro non dorme più in hotel, boom dell’extra-alberghiero. La classifica dei comuni
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RIMINI. L’importanza degli stranieri (e quindi dei collegamenti internazionali). Il peso sempre più forte degli affitti temporanei. La crisi degli alberghi economici a una o due stelle. La difficoltà dei mesi estivi di ripetere i numeri degli anni passati. Sono alcune delle chiavi di lettura con cui si possono guardare i dati del turismo del 2024 diffusi nei giorni scorsi dalla Regione Emilia-Romagna, numeri che, rapportati al 2019 mostrano andamenti diversi anche a seconda delle destinazioni.
L’esempio di Bologna
Rispetto all’ultimo anno prima della parentesi Covid c’è da registrare la forte crescita di Bologna. Il capoluogo di regione in 5 anni è passato da 3 milioni e 188mila presenze a 4 milioni 934mila: una crescita del 28,5% che nella classifica regionale lo porta dal quinto al secondo posto alle spalle di Rimini. A dare un significativo aiuto a Bologna ci sono sia l’aeroporto Marconi che ha superato i 10 milioni e 700mila passeggeri (+14,6% di passeggeri in cinque anni, +200% dal 2000, fonte Assoaeroporti) sia un utilizzo sempre più deciso dell’extra-alberghiero. Nel territorio turistico Bologna-Modena (quello che in 5 anni in regione è cresciuto di più) l’extra-alberghiero vale orma il 30% del totale. In particolare gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale sono cresciuti nel periodo 2019-2024 addirittura del 164,2% (+40,2 nell’ultimo anno). Bene anche agriturismi (+30,8), bed and breakfast (+47,4) e le altre tipologie (+59,1) dove ricadono ostelli, case per ferie, rifugi e altri esercizi ricettivi. Nello stesso distretto la crescita negli esercizi alberghieri è minima (+1,6%) ed è dovuta solo agli alberghi dalle 4 stelle in su (le altre tipologie sono in calo). Ma un’altra caratteristica di Bologna comune è l’internazionalità: il 57,5% delle presenze è costituito da stranieri.
Le destinazioni
Molte destinazioni romagnole, al contrario, non hanno ancora recuperato le quote pre Covid. Rimini mantiene il primato regionale con 6.934.419 presenze ma rispetto al 2019 è ancora sotto dell’8,1%. Al terzo posto c’è Cesenatico con 3.613.732 (+6,2%). A seguire Riccione (-5,6), Cervia (-2,3), Ravenna (+3,1) Comacchio Lidi (+8,2), Bellaria Igea Marina (-4,0), Cattolica (-16,6) e Misano (-4,1).
Crollo nei piccoli hotel
Anche nelle località di Destinazione Romagna (le province romagnole più Ferrara) gli unici alberghi con il segno più sono quelli a 4 o 5 stelle. Crescono del 2,3 per cento sul 2019. In calo i 3 stelle (-7,4) e quelli a una o 2 stelle (-18,0). Per un totale che fa -6,7% (anche se nell’ultimo anno c’è stata una ripresa complessiva del 1,5). Per quanto riguarda invece gli esercizi extra-alberghieri di Destinazione Romagna si registra una crescita complessiva del 13,0%. In particolare crescono del 21,8% gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale (+15,6 in un anno) e del 24,7 i bed and breakfast. Se a Bologna-Modena l’extra-alberghiero vale quasi un terzo del totale, in Romagna si parla di un’incidenza del 25,3%, in pratica un turista su quattro non dorme in albergo.
Gli stranieri
Cresce l’incidenza degli stranieri. Su Destinazione Romagna le presenze turistiche sono calate del 2,4%. I turisti italiani sono calati del 6,2%, quelli venuti dall’estero sono cresciuti del 10,3.
I mesi
La stagionalità. Come ha anche sottolineato nei giorni scorsi il sindaco di Rimini per i mesi autunnali, cresce il turismo nei mesi da bassa stagione. In Romagna in cinque anni hanno perso colpi aprile (-18,4), giugno (-10,5), luglio (-3,3), agosto (-7,9). Crescono tutti gli altri mesi con i picchi più alti in marzo (+36,3), febbraio (+31,2) e maggio (+28,1). Ma con ottobre, novembre e dicembre che oscillano fra il 10 e il 17 per cento di crescita.