Stalking dei carri funebri, sos della vittima di Cesena in Tv: “Fermate quelle due donne”

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Non farà certo cessare le vessazioni e forse non allevierà nemmeno la sensazione di sfinimento che lo pervade da mesi, ma almeno potrà trovare sollievo nella consapevolezza di non essere l’unico. È in buona compagnia Paolo Zignani, 57enne di Borello, che da settembre subisce continui episodi di molestie e stalking da parte di madre e figlia 36enne di Badia Prataglia. Esasperato, ora ha deciso di far conoscere la sua storia, raccontata fin da settembre dal Corriere Romagna, a tutta Italia. Mettendoci la faccia, con l’intento di sollecitare l’attenzione sul suo non isolato caso ha contattato la redazione de “La vita in diretta”, programma pomeridiano di Rai 1, che questo pomeriggio ha dato voce alla sua vicenda attraverso la sua testimonianza e quella del suo avvocato Raffaele Pacifico.

Nel servizio dedicato l’inviata della trasmissione ha ripercorso le tappe del calvario dell’autotrasportatore, diventato vittima delle donne aretine: dalle prime consegne di pacchi mai ordinati (700 totali), passando per gli innumerevoli artigiani che tra muratori, falegnami, pavimentisti, derattizzatori e spurghi avrebbero dovuto intervenire nella sua abitazione (80). Fino alle varie richieste di ritiro a domicilio della sua salma da parte di più imprese funebri. «Ho ricevuto 49 carri funebri a casa», ha raccontato.

Visite inaspettate che avrebbero potuto mettere a repentaglio anche la salute della madre, perché spesso ad accoglierli c’era solo lei, «anziana e cardiopatica». Motivo per cui, ha confessato l’uomo, «ho dovuto lasciare il lavoro. Sono costretto a restare in casa, perché ho paura che possa capitarle qualcosa: non possiamo mai sapere chi suona il campanello. Sono sfinito».

La diretta è andata in onda poco prima delle 18. Fino a quel momento la troupe Rai aveva trascorso la giornata con il camionista: «Siamo qui da questa mattina - ha spiegato l’inviata - e abbiamo visto arrivare 5 taxi non richiesti e sentito squillare il telefono a ripetizione». Senza sosta: «Mi ha appena chiamato mia madre - ha dichiarato in tempo reale l’uomo - per dirmi che sono arrivati altri due taxi e un giardiniere che doveva accordarsi con me per fare delle potature».

Tra le domande poste al protagonista della vicenda anche quella relativa a quali legami potesse avere con queste donne. L’uomo ha soggiornato a Badia Prataglia una decina di anni fa, ma «non ho mai avuto alcun rapporto con queste signore - ha riferito -. Le vedevo passare, ma non ci siamo mai nemmeno salutati. Nessuno ha mai avuto confidenza con loro». Tutti i compaesani ne conoscono la condizione e gli atteggiamenti: «Non sono mica l’unico, per loro è una prassi consolidata comportarsi così - ha dichiarato -. Prima di me è toccato ad altri».

L’inchiesta è stata condotta anche al domicilio toscano delle donne: «Non siamo noi quelle che state cercando», ha risposto visibilmente alterata la più anziana alla domanda della corrispondente Rai. Tanti anche i testimoni intercettati, che non hanno esitato a descrivere la trafila di comportamenti tenuti dalle due donne. «Tirano sassi, arance, mele o quello che capita sui finestrini dello scuolabus dei bimbi», ha raccontato qualcuno. «Ho dovuto portare da me mia madre perché continuavano a insultarla ed a tirarle varechina e liquidi vari sulle finestre di casa - ha aggiunto un signore - Non so quante ambulanze o camion dei pompieri abbiano inviato a casa della gente del posto». Atti negati dalle interessate, persino quando l’inviata ha fatto notare loro che sui telefoni compare il loro numero: «Non abbiamo telefoni», hanno sostenuto. Apparecchi che invece sono stati ripetutamente al vaglio degli inquirenti, tanto da aver fatto scattare la misura cautelare di sequestro degli stessi e ritiro delle sim. Eppure, «continuano a chiamare». Tra le ipotesi avanzate dall’avvocato Pacifico, «la possibilità che ci sia un terzo soggetto, che foraggia le donne di cellulari e schede».

Premesso il già scattato meccanismo del codice rosso in relazione al reato di molestie reiterate e stalking, Paolo e il legale hanno depositato alla Procura di Forlì formale denuncia per maltrattamenti e conseguente istanza per l’allargamento della libertà vigilata a entrambe (al momento valida solo per la 36enne). Ma la speranza è che possa arrivare anche una misura ancor più restrittiva. «Se si sono identificati i rei - ha detto un opinionista in studio con il conduttore Alberto Matano - ci sono gli estremi per richiedere la carcerazione preventiva. Queste donne mettono in pericolo anche l’incolumità pubblica nel paese in cui vivono».

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