Sanità, Carradori (Ausl Romagna) favorevole al medico di famiglia dipendente: «Condivisibile»

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  • 05 febbraio 2025

BOLOGNA. La riforma dei medici di famiglia, col passaggio alle dipendenze delle aziende sanitarie, «ritengo sia condivisibile e coerente con il servizio sanitario nazionale». L’apertura arriva da Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna, questo pomeriggio a Bologna a iniziativa organizzata dall’associazione Giovanni Bissoni al Policlinico Sant’Orsola. «Io la aspetto da 30 anni e voglio vedere che diventi effettivamente tale- dice Carradori- personalmente ritengo che sia condivisibile, qualora vada in porto, il superamento del rapporto di para-subordinazione all’interno del servizio sanitario riguardo i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e anche gli specialisti ambulatoriali. Ritengo che sia coerente con la natura di servizio sanitario nazionale».

Inoltre, sottolinea Carradori, «lo è ancora di più nella misura in cui con il Pnrr abbiamo deciso di destinare sei miliardi di euro alla costruzione delle Case della Comunità». Questo passaggio, da medici convenzionati a dipendenti, tra l’altro «favorirebbe l’esercizio della pratica polispecialistica e multiprofessionale. Oggi il grande carico di problemi sono le malattie cronico-degenerative e molti degli interventi necessari sono quelle per l’educazione della persona per cercare di minimizzare le conseguenze negative e sottoporsi ai controlli ricorrenti. Cioè sono problemi non clinicamente instabili tali da richiedere un medico». Ad ogni buon conto, avverte Carradori, «anche le cose sensate possono essere applicate male. Un conto è lanciare l’idea, e quello della dipendenza è l’aspetto macro. Ma sono il come, chi, quando e a quali condizioni che decretano la fattibilità, la valutazione dell’onere finanziario e anche come gestire le fasce intermedie».

La riforma dei medici di medicina generale, valuta ancora Carradori, «non è come la legge dello sciacquone: tutto in una volta». Occorrerà cioè pensare a come «non rendere omogeneo questo approccio, perché a chi mancano tre anni dalla pensione è evidente che non gli cambi il mondo. Ma al neolaureato puoi dire se preferisce il convenzionamento oppure operare all’interno di una struttura. Finora non l’abbiamo mai voluto fare». Secondo il direttore generale dell’Ausl Romagna, tra l’altro, «questa è anche una grande opportunità. I medici italiani sono tra i più vecchi al mondo, quindi siamo in una fase in cui la riflessione va spinta a fondo e rapidamente perché abbiamo una finestra di opportunità data dalla demografia sanitaria». Il futuro della sanità «è dei giovani- afferma Carradori- e dobbiamo metterli in una condizione di lavoro che contrasti anche la disaffezione delle professionisti nei confronti della sanità. Perché non è che sono tutti esterofili quelli che se ne vanno. Se tutte le opportunità di crescita sono bloccate dai più vecchi, non si fanno grandi cose». Carradori confessa poi il suo “stupore” nel vedere che questa riforma «possa avvenire con un Governo che non mi sembra tanto propenso alla sanità pubblica. Però non importa, basta che si faccia. Trovo anche singolare che tra le resistenze a questa riforma ci sia l’Enpam», cioè la cassa previdenziale dei medici. E aggiunge: «Quando sento dire un medico di medicina generale dire che così perde la sua libertà, francamente non ci siamo. Non mi si venga a dire che le migliaia di professionisti che operano in scienza e coscienza nelle nostre strutture non sono liberi, perché allora c’è un travisamento della realtà dei fatti che non può essere accettata», sferza Carradori.

Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna

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