Rimini. Settore abbigliamento, l’allarme di Federmoda: «Un’ecatombe, chiusi 39 negozi in soli 6 mesi»

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«Nel settore moda è in corso una vera e propria ecatombe. Con una mortalità di attività che preoccupa fortemente». Gianmaria Zanzini, presidente regionale Federmoda Confcommercio, lancia l’allarme. E lo fa citando dati inquietanti. «In soli sei mesi, da gennaio a giugno di quest’anno – sottolinea – nel Riminese hanno chiuso 39 negozi, di cui 33 nel dettaglio e 6 nell’ingrosso».

Numeri che se nel breve periodo possono intimorire, nel lungo periodo spaventano letteralmente. Conferma Zanzini: «E’, infatti, il trend consolidato da ormai dodici anni che ci fa gridare all’sos. Perché dal 2012 a tutto il primo semestre 2024 nella provincia di Rimini hanno abbassato per sempre la propria serranda 1.168 esercizi commerciali del settore abbigliamento, accessori, calzature, intimo, di cui 825 nella vendita al dettaglio e 343 nella vendita all’ingrosso. E se pensiamo che l’85% dei negozi di prossimità è costituito da boutique possiamo comprendere in che stato di grave crisi versa il comparto».

Attenzione, però, perché quando chiude un negozio non è solo il commerciante e la propria famiglia a rimetterci, ma anche lo Stato, visto che, avverte il presidente di Ferdermoda «in dodici anni, a causa di questa crisi strutturale, il fisco ha perso la bellezza di 5,2 miliardi di euro di entrate sicure».

Crisi economica e forte concorrenza, tra le cause di questa alta mortalità degli esercizi commerciali. Stigmatizza Zanzini: «La crisi economica può aver inciso quest’anno, visto che il carovita e gli stipendi bassi hanno contribuito a prosciugare i portafogli. Non certo negli anni scorsi. E, infatti, tra i motivi di questa decimazione ci sono anche la concorrenza, spesso sleale, degli outlet, che sempre più spesso dimenticano di rispettare le regole che impongono loro di vendere solo merce di dodici mesi prima, oppure di campionario, fallata o disassortita e senza beneficiare dei saldi; dei temporary store, che aprono sempre a ridosso dell’estate, adottano la politica dei prezzi stracciati, e poi chiudono in autunno; e degli spacci aziendali».

Inevitabile, quindi, la richiesta di aiuto alla politica. «Ben venga il libero mercato, che significa dare ad ognuno pari opportunità – dice Zanzini -, ma ci vuole una concorrenza leale da parte di tutti i soggetti che ne fanno parte. Chiediamo, allora, un forte aiuto al futuro presidente della Regione, che sia Ugolini o De Pascale, affinché adotti una pianificazione commerciale d’eccellenza e un “Patto di sistema” tra federazioni, associazioni e politica. E ai Comuni affinché abbassino Imu e Tari a chi affitta il locale a prezzi calmierati».

Questione affitti appunto: vera nota dolente. «A Rimini viaggiamo intorno ai 1.500, 2.000 euro al mese tra periferia, zona mare, e centro storico; spese che, insieme al costo del lavoro e alle tasse alte, erodono ogni margine di guadagno del negozio di prossimità». E poi i centri commerciali «ai quali si dovrebbero ridurre le aperture domenicali, dalle attuali 52 ad almeno 22: pensate che in Italia, nel 2023, i visitatori sono stati 1 miliardo e 800 milioni».

Ma tra tante note negative, una positiva: l’apertura, in corso d’Augusto, a ridosso di piazza Cavour, della griffe del cashmere, Falconeri. «Questi grandi gruppi dell’abbigliamento di qualità sono sempre ben accetti in città importanti come Rimini - chiosa il vertice di Federmoda -. Perché è quello che chiede il turismo alto spendente verso il quale si sta cercando di andare».

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