Rimini. Ritorna l’autunno, arriva l’influenza, Grossi: «Vaccinatevi, l’Australiana è considerata pericolosa»

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  • 14 settembre 2024

«Vaccinatevi contro l’influenza: è un atto di generosità». L’estate è agli sgoccioli e gli sbalzi termici uniti all’abbassarsi della colonnina di mercurio riesumeranno dal dimenticatoio una sgradita compagna di notti insonni: l’influenza stagionale. Le vaccinazioni partiranno in ottobre, in date ancora da stabilire a seconda della regione, ma nell’attesa a rinfrescarci la memoria sulle criticità in vista provvede il dottor Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Rimini.

Dottor Grossi, in Australia dove sta finendo l’inverno, l’epidemia influenzale è stata ancora più dura di quella precedente. Cosa dobbiamo aspettarci dall’altra parte del mondo?

«Si sta discutendo molto sull’Australiana, incluse le sue varianti, presentate come una più pericolosa dell’altra, ma in linea generale vale sempre lo stesso principio: le forme influenzali mettono a rischio le persone fragili, in primis gli anziani affetti da più di una patologia. Una platea, quest’ultima, che si allarga ogni anno anche in ragione dell’inverno demografico che attanaglia anche la Romagna. Il che si traduce in una pressione sugli ospedali con un aggravio allarmante sul fronte assistenziale. Veder saturati i posti letto per l’influenza significa, in buona sostanza, mettere in crisi l’intero sistema sanitario anche per diversi mesi. Ecco perché, lo ribadisco, la campagna vaccinale deve trovare un’adesione alta, dopo l’accoglienza tiepida e i cali vistosi dello scorso inverno. Vaccinarsi riduce infatti l’incidenza della malattia o comunque la sua gravità, evitando l’ospedalizzazione, al netto di quanto sostengono molti pazienti oltre che molti medici».

Questa disaffezione ai vaccini è uno strascico della pandemia?

«C’è stato un rimbalzo negativo dopo il periodo pandemico sia per la sollecitazione serrata a vaccinarsi, sia per il trend che ha visto le dosi anti-Covid liquidate come la causa di qualunque male. Due situazioni, quelle appena descritte, che hanno creato nell’opinione pubblica un sentimento sfavorevole contro qualunque somministrazione».

Si possono stabilire l’inizio e il picco della prossima epidemia?

«Non è possibile perché dipendono da molti fattori, dall’arrivo del freddo-umido sino alla permanenza in ambienti chiusi e affollati. Certo è che lo scorso anno l’influenza, in ragione della sua lunghissima coda, sembrava non finire mai».

Ci dà una definizione della vaccinazione?

«È un gesto di generosità ma anche di civiltà per tutelare le fasce più deboli della popolazione. Detto questo, per correre ai ripari occorre coniugare la campagna di informazione promossa dall’azienda sanitaria con il sostegno dei medici di base».

È sempre più difficile distinguere l’influenza dal Covid: che fare?

«La sintomatologia è molto simile, dalla febbre ai dolori articolari, ma sottoporsi al tampone fornisce la giusta chiave di lettura. Chi contrae il Covid deve comunque isolarsi o almeno usare le mascherine. Fingere di non averlo equivale a non rispettare gli altri che possono sembrare in forma ma che magari stanno affrontando una battaglia silenziosa come, ad esempio, lottando contro un tumore. Nessuno, ricordiamocelo, reca scritto in fronte il suo stato di salute».

Suggerimenti per proteggersi e quindi proteggere gli altri?

«Igienizzare spesso le mani, ma anche coprirsi il naso in caso di starnuti nonché la bocca quando si tossisce. Consigli tanto banali quanto sempre meno praticati mentre andrebbero appresi una volta per tutti da bambini e poi interiorizzati».

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