Rimini. “Ostaggi” del superbonus: condominio cantiere da due anni e ora piove dentro casa

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«Sono quasi due anni che viviamo imprigionate da impalcature e teli. E adesso piove anche dentro casa e abbiamo sala, camere, cucina allagate». Una situazione paradossale quella denunciata da due anziane riminesi. Che ai disagi dei lavori del superbonus 110 «che non sappiamo ancora quando finiranno» sono costrette a sopportare anche quelli provocati «da un intervento di copertura termica sul tetto, iniziato e non concluso, che ieri (giovedì, ndr) e stamattina (venerdì, ndr) ha causato “l’allagamento” delle nostre abitazioni».

Addolorate, ma determinate ad andare fino in fondo («devono risarcirci tutti i danni»), Leda Nicolò, 78 anni, e Teresa Perazzini, 72 anni, raccontano quella che può essere considerata come una vera e propria odissea. «Guardate! E’ tutto allagato - sbotta la signora Leda -. L’acquazzone di una quindicina di giorni fa aveva già provocato grosse infiltrazioni al soffitto e alle pareti. Quello di giovedì ha poi fatto il resto. Sgocciola ovunque, in tutte le stanze, al punto che sia io, che la mia vicina Teresa, abbiamo dovuto piazzare dei secchi e dei catini per raccogliere l’acqua che viene giù dal terrazzo. E che ha bagnato i vestiti e i panni che sono negli armadi, il mobilio, insomma un po’ tutto». Spaventate, le due donne, ma come loro anche le altre famiglie che abitano all’ultimo piano del palazzo, uno di quegli edifici “impacchettati” dai lavori di rigenerazione energetica in corso nei pressi del Palacongressi, hanno chiesto aiuto ai vigili del fuoco.

«Giovedì pomeriggio sui terrazzi, che fungono da tetto, c’erano almeno 20 centimetri d’acqua -racconta Leda -. A quel punto, intorno alle 22, preoccupate che i soffitti potessero sfondarsi, abbiamo chiamato i pompieri, che, dopo aver ispezionato tutto, ci hanno rassicurate che pericoli non ce n’erano». Un palazzo con 42 famiglie, quello al centro della vicenda: 4-5 le più colpite, quelle che abitano all’ultimo piano. «Io adesso ho la cucina senza luce, perché l’acqua aveva interessato anche i faretti, e non so per quanto tempo dovrò muovermi, munita di pila - sottolinea Teresa. - E, come se non bastasse, ho mio marito ricoverato all’ospedale. Per fortuna che c’è Leda che provvede a controllarmi casa».

«Questa notte (giovedì notte, ndr) - interviene l’amica - mentre Teresa assisteva il marito all’Infermi, ogni due ore dovevo correre da casa mia a casa sua per svuotare i catini e i secchi pieni d’acqua. Ma vi sembra una cosa normale?».

Comunque, una volta avvertita del fatto, l’impresa ha subito provveduto a sistemare la copertura del tetto e mettere il piano in sicurezza. «Sono venuti sette, otto muratori - conferma Leda - che hanno fatto una gettata di cemento e sistemato le cose. Ma non potevano farlo quest’estate, mi chiedo? Ci hanno, poi, detto che in casa non ci pioverà più. Adesso, però, sono le 18 (di venerdì, ndr) e ancora sgocciola: probabilmente è l’acqua infiltratasi che deve terminare di scendere». Concludono, stizzite, le due donne: «Speriamo che l’acqua smetta di sgocciolare e che quello che è successo non si ripeta più. Una cosa, però, è certa: contatteremo un avvocato per vedere come poter agire per farci risarcire i danni».

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