Rimini. Minacce e violenze su genitori e sorella, lo denunciano dopo 15 anni di angherie
Un incubo che si sarebbe prolungato per almeno 15 anni, fra vessazioni psicologiche, minacce e violenze fisiche ai danni dei due anziani genitori e della sorella: ora il presunto autore, un 49enne residente a Bellaria, dovrà stare alla larga da tutti e tre, come stabilito dalla giudice per le indagini preliminari Raffaella Ceccarelli, che ha emesso la misura cautelare del divieto di avvicinamento entro 500 metri su richiesta del sostituto procuratore Davide Ercolani. Nei confronti del 49enne, difeso dall’avvocata Annalisa Galvano, si ipotizza il reato di maltrattamenti in famiglia.
La lista delle angherie a cui l’uomo avrebbe sottoposto la famiglia è sterminata, frutto di un diario del terrore che la madre e la sorella hanno tenuto per anni, come promemoria delle vessazioni da far confluire in una denuncia più volte valutata, ma che hanno avuto il coraggio di presentare formalmente ai carabinieri solo nello scorso maggio, dopo l’ennesimo episodio di violenza. Quando il 49enne avrebbe minacciato il padre invalido di ucciderlo dandogli fuoco facendo irruzione con una tanica di benzina in una delle due abitazioni nelle quali i genitori si alternavano proprio con l’obiettivo di tenersi lontano dal figlio. Nei giorni successivi sarebbero seguite ulteriori minacce di morte, ma non solo, con l’auto del padre rigata su tutti i lati e le gomme tagliate e danni al citofono. Anche mentre i carabinieri verbalizzavano la querela, sul cellulare del padre sarebbero arrivati messaggi in cui il figlio descriveva i familiari come “morti che camminano”. Questo l’ultimo atto del dramma familiare, il cui esito al momento è il divieto di avvicinamento che grava sul 49enne, ma nella denuncia le presunte vittime riavvolgono il nastro fino al 2009 e ancora prima, a cominciare da misteriose e frequenti telefonate che svegliavano la madre nel cuore della notte: sospiri e brevi frasi inquietanti, più che sufficienti a terrorizzarla. Ma non sarebbero mancate nemmeno le volte in cui dalle parole pesanti si è passati alle mani: la madre spinta giù dalle scale con la promessa di tornare per “spaccarle la testa” o inseguita con una pala da giardino nel cortile, un colpo sferrato al volto del padre, persino il cane del nipote lanciato con forza fuori dal cancello. Aggressioni cui quasi sempre facevano da sfondo richieste di denaro e che avrebbero lasciato ferite sui corpi dei familiari: ma queste non sono state fatte refertare, probabilmente come gesto di tutela nei confronti di un figlio e fratello tanto temuto quanto compatito, portando i tre a trasferirsi in un altro appartamento per evitarlo.
Tutto inutile, fino alla denuncia e alle indagini che pochi giorni fa hanno portato alla misura cautelare, cui probabilmente seguiranno accertamenti sulle condizioni psicologiche dell’uomo.