Rimini. Medici di famiglia, futuro da dipendenti Ausl in servizio anche nelle Case della salute
«Il medico di famiglia? Rientrerà nell’organico Ausl al pari degli ospedalieri e dedicherà un monte ore alle Case della salute». A svelare la novità in cantiere, che sta già sollevando un putiferio, è una nota diramata da Filippo Anelli, presidente Fnmoceo (Federazione nazionale Ordine medici chirurghi e odontoiatri). A commentarla è Maurizio Grossi confermato, nell’ottobre 2024, presidente dell’Ordine medici chirurghi e odontoiatri di Rimini. «Il comunicato – premette - arriva a un soffio dal rinnovo delle cariche ordinistiche previste a Roma dal 23 al 25 gennaio». Elezioni, quelle dietro l’angolo, in cui Anelli si è riproposto come presidente, «al momento, senza candidature in competizione con la sua». Detto questo, «circola un’ipotesi: il governo sarebbe intenzionato a cambiare la posizione dei medici di medicina generale portandoli dall’attuale convenzione alle dipendenze dell’Ausl. Rientrerebbero così nell’organico al pari degli ospedalieri». Uno scenario, questo, osteggiato da vari sindacati nonché dalla Federazione medici. Un cambio di rotta, a dir poco epocale, in cui il medico rimarrebbe «un libero professionista, ma dedicherebbe ore alla Casa della salute, erogando servizi all’interno di strutture che stanno nascendo in ogni regione, a fronte dei fondi Pnrr». C’è chi cerca di salvare capra e cavoli tra cui medici che, non avendo il massimale, ovvero 1500 assistiti, sarebbero disposti a lavorare «anche nelle Case della salute». Le reazioni, d’altronde, sono diverse «in base all’età dei dottori ma un sondaggio non c’è». Certo è che la maggioranza dei camici bianchi vorrebbe lasciare le cose «come stanno». I più giovani, al contrario, preferirebbero cambiare la situazione giuridica in cambio di un monte orario definito e maggiori tutele perché, al netto degli emolumenti, «se sta male, il medico di medicina generale non ha copertura e in caso di ferie deve farsi sostituire a proprie spese». Quanto al cosiddetto “ruolo unico” che si profila all’orizzonte «farebbe scomparire – tira le fila Grossi - la differenza fra medici di base e guardie mediche che non avendo assistiti potrebbero dedicare le loro 38 ore settimanali a varie strutture».
Conto alla rovescia
Sul tema interviene anche Giulia Grossi, segretaria Fimmg Rimini (Federazione italiana medici di medicina generale). «Mi sembra puntuale – sottolinea - l’analisi condotta dal dottor Anelli che ha descritto come verrà declinato il nuovo Accordo collettivo nazionale con la messa in atto del ruolo unico per la medicina generale. Già l’Accordo 2019-2021 andava a descrivere l’operato del medico di ruolo unico, convenzionato con il sistema sanitario nazionale, che può garantire sia attività oraria presso le sedi delle medicine di gruppo e le case di comunità che ambulatoriale con i suoi pazienti». La quota oraria «varierà in base al numero dei pazienti: al loro aumentare diminuiscono le ore e viceversa». «Intanto siamo in attesa di essere convocati per discuterne nel prossimo Accordo integrativo regionale tra sindacati e Regione».