Rimini. Lupi avvelenati, ipotesi bracconaggio «Tanti avvistamenti, ma non è allarme»

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Aumentano gli avvistamenti di lupi nel territorio provinciale e in molti comuni dell’entroterra sale la preoccupazione, ma è più l’uomo a rappresentare un pericolo per l’animale che il contrario: sono infatti tre le carcasse di lupo ritrovate nel 2024 con segni di avvelenamento. Sui casi sono in corso le indagini della polizia provinciale e non si esclude che possa trattarsi di fenomeni di bracconaggio: i lupi potrebbero essersi malauguratamente imbattuti in esche destinate ad altre specie, o - ancora peggio - trovarsi al centro di azioni mirate da parte di chi non li vede di buon occhio.

In branco o solitari

Di certo c’è che la presenza dell’animale selvatico nel Riminese è ormai consolidata: per quanto riguarda i branchi, contando una distribuzione di 5 o 6 lupi ogni 5.000 ettari di zone collinari e montane, si stimano circa una sessantina di esemplari. Ma sono i lupi solitari - quelli che, raggiunto un anno e mezzo di età, fuoriescono dal gruppo per cercare un proprio territorio e una compagna o un compagno con cui accoppiarsi - a figurare tra le segnalazioni che riguardano le zone periferiche delle aree urbanizzate, come Santarcangelo o San Giovanni in Marignano. Bestie selvatiche spinte a valle dallo spostamento di ungulati quali i cinghiali, ma che faticano a trovare le loro prede abituali e sopravvivono, spesso malate, nutrendosi del cibo per animali domestici lasciato all’aperto, di rifiuti organici o avventurandosi in qualche allevamento. E, quando scendono in pianura, non è raro che incontrino la morte a causa di incidenti stradali: dieci le carcasse di lupo trovate sulle arterie del territorio provinciale nel 2024.

Il monitoraggio

Ad occuparsi del monitoraggio della specie è stato, dal 2013 al 2024, il raggruppamento delle Guardie giurate venatorie volontarie, sotto il coordinamento della polizia provinciale: quest’anno, per la prima volta dopo 11 anni, si assisterà ad un passaggio di testimone, perché la Provincia ha avviato una nuova convenzione con l’associazione Arci Caccia. «Ma nella sostanza - spiega il referente Giampiero Semeraro - non cambierà nulla, perché a svolgere le attività sarò sempre io». Semeraro è uno dei massimi esperti di lupo nel territorio e da tempo tiene incontri con la cittadinanza per illustrare come l’uomo possa convivere con l’animale. Anche perché quella della convivenza è ormai una strada obbligata: «Prima eravamo abituati ad associare il lupo al bosco - afferma Semeraro - ora possiamo associarlo anche alle periferie. Quando arriva in città, può incontrare elementi favorevoli, come le letamaie, la presenza di animali domestici o i cassonetti dell’umido, ma in genere siamo di fronte ad esemplari solitari il cui obiettivo è trovare un territorio in cui procreare. Un lupo avvistato oggi a Santarcangelo, domani si troverà altrove, ma con i cellulari pronti a riprendere tutto la percezione è quella della presenza di due lupi. Insomma, si tratta di un fenomeno più visibile rispetto a qualche tempo fa, ma non c’è alcuna ragione per creare falsi allarmismi».

Specie declassata

Sicuramente negli ultimi anni si è assistito ad un «oggettivo incremento della presenza del lupo nel territorio della Provincia», come recita l’atto propedeutico alla nuova convenzione per il monitoraggio, ma è altrettanto vero che l’animale non rappresenta un pericolo diretto per l’incolumità dell’uomo. Mentre l’essere umano può certo diventare letale per il lupo, come dimostrano i tre casi di avvelenamento registrati nel 2024. E all’orizzonte c’è anche la decisione del comitato permanente per la Convenzione di Berna, che di recente ha dato il via libera al declassamento (non ancora esecutivo) dello status del lupo da specie “strettamente protetta” a solamente “protetta”: «La caccia al lupo non sarà mai aperta - sostiene Semeraro -. Il declassamento potrà portare ad una serie di novità che verranno decise dai singoli Stati dell’Ue, ma la specie è intoccabile. Inoltre la caccia non farebbe che spostare il problema da una zona all’altra, bisognerà più che altro vedere cosa decideranno di fare gli Stati su eventuali misure di contenimento».

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