Rimini. L’incidente che gli ha stravolto la vita, ricostruito grazie a uno sconosciuto: condannato l’automobilista

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  • 28 gennaio 2025

E’ stato condannato a due anni e due mesi di reclusione e alla revoca della patente di guida per lesioni stradali gravissime e frode processuale un cittadino albanese di 37 anni, che nel 2018, alla guida della propria autovettura Audi A4, travolse ferendolo gravemente Jody Ciotti, riminese allora appena quarantenne.

Ciotti era a bordo della sua Harley Davidson, e nell’impatto riportò l’amputazione incompleta della gamba sinistra. «Il giovane signor Ciotti, marito amorevole e padre di due bimbe - scrivono gli avvocati Alfredo Andrea Scifo, Monica e Marco Lunedei -, aveva dedicato la propria vita alla disciplina delle arti marziali, conseguendo titoli nazionali e mondiali: allenatore della nazionale giovanile di karate al tempo del sinistro, aveva deciso di avvicinare i bambini alle arti marziali tramite la fondazione di una asd».

L’incidente del 6 ottobre 2018 ha stravolto la vita dell’atleta e spezzato quel sogno «e - dicono gli avvocati - messo fine alla vita che conosceva». E’ iniziata quel giorno una lunga battaglia legale e dopo un processo durato oltre 5 anni, nel quale Ciotti e la sua famiglia hanno finalmente avuto ragione di una tremenda tragedia che gli ha segnato il futuro. Il Tribunale di Rimini ha accertato l’esclusiva responsabilità dell’automobilista albanese, sancendo il diritto al risarcimento di ogni danno patito in favore del danneggiato e dei suoi congiunti, ai quali il Tribunale ha già accordato somme provvisionali per oltre 200mila euro, rinviando al Giudice civile per la esatta determinazione del danno.

L’automobilista albanese, difeso dagli avvocati Tiziana Casali e Teresa Rainone, era imputato oltre che di lesioni gravissime anche del delitto previsto e punito dall’articolo 374 comma 2 del codice penale, ossia per aver mutato artificiosamente lo stato dei luoghi del sinistro prima che potesse intervenire la polizia.

In particolare, prima dell’arrivo delle autorità sul luogo dell’incidente, aveva arretrato il proprio veicolo di alcuni metri in modo tale da ricondurlo all’interno della propria corsia di marcia, al fine di nascondere la propria responsabilità. Durante il processo davanti al giudice di primo grado Adriana Cosenza, gli avvocati della parte civile sono riusciti a dimostrare, grazie a dei documenti fotografici, che il luogo dell’incidente era stato manomesso. In aula infatti sono state proiettate le foto che un testimone, o meglio un buon samaritano rimasto anonimo, scattò col telefono del motociclista ferita. Nella caduta infatti il cellulare di Ciotti era finito sull’asfalto, il testimone l’aveva preso e scattato alcune fotografie. Quando il ferito era stato caricato in ambulanza l’uomo gli aveva messo il telefono in tasca dicendo di conservarlo perché lì avrebbe trovato le prove di come erano andate le cose. «La famiglia ringrazia la magistratura e gli avvocati e tutto il loro staff per l’umanità e grande professionalità e tutto il tempo e l’energia che hanno dedicato a favore della causa», ha commentato Ciotti al termine dell’udienza.

Ora la battaglia si sposta in sede civile per quella che potrebbe essere una causa da tre milioni di euro.

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