Rimini. L’allarme Fiom-Cgil: «In 2 anni persi 3.000 posti di lavoro E la cassa integrazione salirà ancora»
![A sinistra, lavoratori della Scm: circa 1.000 su 1.900 sono in cassa integrazione. A destra il segretario provinciale Fiom-Cgil Daniele Baiesi A sinistra, lavoratori della Scm: circa 1.000 su 1.900 sono in cassa integrazione. A destra il segretario provinciale Fiom-Cgil Daniele Baiesi](http://www.corriereromagna.it/binrepository/768x576/1c0/768d432/none/11807/QAXA/dat6382315_1396822_20250210184335.jpg)
E’ stato un 2024 a tinte fosche per il comparto industriale riminese. Con un 2025 che non sembra promettere nuova luce. E che, anzi, con ventidue mesi consecutivi di calo della produzione nazionale e con tensioni internazionali continue, potrebbe ulteriormente peggiorare. Ne sanno qualcosa le 34.757 imprese riminesi attive. «Se al 31 dicembre scorso - spiega Daniele Baiesi, segretario Fiom-Cgil Rimini -, in provincia erano state autorizzate 6.430.859 ore di cassa integrazione, il 61,9% in più del 2023 quando ne furono autorizzate 3.971.186, quest’anno, secondo il nostro osservatorio, la situazione potrebbe anche peggiorare. O, almeno, restare immutata. Difficile, molto difficile, purtroppo, che possa migliorare. Ancora cassa integrazione, dunque, sperando che non si precipiti verso la mobilità. Anche se, e questo va sempre ricordato, la cassa integrazione determina, per un lavoratore, un taglio drastico di stipendio: dagli 11 euro lordi l’ora ai 6-7».
Il caso Scm
Insomma, siamo all’allarme rosso in tutta la Riviera, così come nel resto del Paese. «Basti dire - puntualizza Baiesi - che alla Scm (una delle più grandi e consolidate realtà produttive di Rimini, ndr) circa mille lavoratori, su un totale di 1.900 unità, sono in cassa integrazione ordinaria, trimestrale. E molte altre aziende: medio, grandi e piccole, che avevano già usufruito dell’ammortizzatore sociale nel 2024, hanno richiesto un’ulteriore proroga».
Incognita dazi e crisi
E non è ancora chiaro, in tema dazi, cosa deciderà di fare il presidente degli Stati Uniti Trump con l’Italia, dopo aver deciso di metterli sulle merci provenienti dal Canada e dalla Colombia (al 25%) per poi congelarli per un mese, grazie all’accordo raggiunto sull’immigrazione, e averli mantenuti, al 10%, sui prodotti cinesi. «Quando di mezzo c’è l’economia - osserva il segretario Fiom - non credo che un semplice buon rapporto diplomatico come quello che lega il tycoon americano alla premier Meloni sia sufficiente. Vedremo, quindi, cosa accadrà. Una cosa è certa: tariffe fiscali alla dogana come quelle imposte alla Cina sarebbero devastanti per il nostro manifatturiero». Che, stando al report della Camera di commercio della Romagna, nel terzo trimestre 2024 ha evidenziato un calo della produzione del -13,5% rispetto allo stesso periodo 2023, e un fatturato in discesa libera del -13,7%. Trend negativo allargatosi all’intero anno 2024: -10,6% di produzione e -11,9% di fatturato sul 2023 (con i comparti dei macchinari, -17,3%, dell’abbigliamento, -12,2%, dei prodotti in metallo, -11,4%, a risentirne di più). E tutto per colpa del crollo delle esportazioni (molto ha influito la guerra in Ucraina), che nel Riminese, da gennaio a settembre, hanno comunque garantito 2.246 milioni di euro di fatturato: il -2,7%, però, sullo stesso periodo del 2023 (più della variazione negativa regionale, -1,0%, e nazionale, -0,7%).
In caduta libera
E in questo scenario da nuvoloni neri, il numero di occupati nell’industria riminese ne ha risentito tantissimo. «Negli ultimi due anni - chiosa il sindacalista - possiamo dire con una certa chiarezza, codici Ateco in mano, che dal boom dei 14mila occupati del post covid siamo scesi ai 10-11mila di oggi. Mentre molte aziende, quelle che reggono l’urto di questa crisi, faticano a trovare le professionalità adeguate e, quindi, ad assumere».