Rimini. Il prete firma assegni per 100mila euro, pensava di fare del bene: era un truffa
Si era sparsa la voce che il parroco aiutava tutti, che bastava chiedergli un prestito o un’elargizione e lui distribuiva soldi pensando di fare delle opere di bene. E invece sul suo cammino l’ex sacerdote di Monte Colombo è finito in una rete di approfittatori che nel corso dei mesi gli hanno addirittura spillato fino a 100mila euro. A processo giovedì davanti al giudice monocratico di Rimini, con l’accusa di circonvenzione di incapace, ci sono finiti due riminesi di 55 e 47 anni indagati in concorso dalla Procura della Repubblica di Rimini anche per l’ipotesi di truffa. Si sarebbero fatti consegnare quasi 100mila euro, tra contanti e assegni circolari. Le indagini della polizia giudiziaria, coordinata dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, erano scattate quando i familiari del sacerdote si erano resi conto che erano stati firmati degli assegni, otto dall’inizio dell’estate del 2022, dalle cifre consistenti a favore dei due indagati. Le successive verifiche a ritroso nel tempo, sulla scorta della denuncia presentata dall’avvocato Maurizio Ghinelli che rappresenta la parte offesa, avevano mostrato come i due riminesi, titolari di attività commerciali e già segnalati per casi simili, da anni si facevano consegnare denaro dall’anziano sacerdote convinto di fare del bene a persone bisognose. I due infatti adducevano le scuse più disparate, come la scadenza della rata del mutuo o situazioni di pericolo in cui si erano venuti a trovare. L’aggancio era stato quasi per caso quando uno degli indagati aveva incontrato il sacerdote in un negozio che, venendo a conoscenza delle difficoltà dell’uomo di pagare un debito, gli aveva prestato i primi soldi. Gli inquirenti hanno quindi perquisito le abitazioni dei due indagati mentre gli ultimi otto assegni firmati dal sacerdote sono stati bloccati. Giovedì in udienza, sono stati ascoltati i testi della Procura rappresentata dal vice procuratore onorario Leonardo Berardi. Sentiti quindi la sorella del parroco che per prima aveva segnalato la questione al proprio avvocato, la parte offesa, ossia il sacerdote in pensione e un commerciante che aveva incassato un assegno di 6mila euro firmato dal parroco. L’uomo ha raccontato di aver avuto in pagamento l’assegno da uno dei due imputati e di averlo incasso ugualmente a copertura parziale un grosso debito.