Rimini. Danni dopo l’intervento da 8mila euro, condannata coppia di falsi dentisti
Marito e moglie, entrambi attivi nel settore delle cure dentali, sono finiti a processo dopo la querela di un cliente che aveva trovato il loro studio di Morciano sbaraccato quando si era ripresentato da loro per curare i disagi conseguenti proprio a un intervento da loro realizzato.
Dalla denuncia era scattata un’indagine dei carabinieri di Morciano culminata con le imputazioni di esercizio abusivo della professione e truffa.
Lunedì mattina, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Rimini, la coppia è stata condannata a un anno e 4 mesi lui, Antonio Colella, classe ’67, e a dieci mesi lei, Donatella Mengozzi, classe ’60. Marito e moglie, assistiti dall’avvocata Ilaria Felici (dello studio legale Bartolucci Felici) sono stati giudicati colpevoli di esercizio abusivo della professione, in quanto, nel corso dell’istruttoria, è emerso come per eseguire l’intervento, a cui era stato sottoposto l’uomo che li ha poi denunciati, era necessario essere un dentista. La qualifica di Colella era invece quella di odontotecnico. Per quanto riguarda l’accusa di truffa, invece, la giudice Adriana Cosenza ha stabilito il non luogo a procedere perché la querela non era stata presentata nei termini utili. Dal canto loro invece i coniugi hanno sempre respinto ogni accusa, sostenendo di essersi sempre qualificati come odontotecnici e di avere agito in buona fede. Dopo la lettura delle motivazioni, per cui la giudice si è riservata 90 giorni, decideranno se impugnare la sentenza.
La vicenda
A scoperchiare il vaso di Pandora era stato un artigiano della Valconca, oggi 68enne (assistito dall’avvocato Luca Greco) che dopo essersi reso conto di avere “cedimenti” a seguito di un intervento effettuato da loro, e pagato ben 8mila euro, si era presentato allo studio (che al tempo era in via Abbazia a Morciano) trovandolo però chiuso e ormai svuotato di tutti gli strumenti da lavoro. Esterrefatto, dopo essersi fatto curare da altri professionisti, l’uomo si era rivolto ai carabinieri, denunciando i due per truffa. L’indagine dei carabinieri aveva poi portato a scoprire anche l’esercizio abusivo della professione di dentista, accusa rimasta in piedi fino alla fine del primo grado, a differenza di quella per truffa. A proposito, i due medici hanno anche spiegato a processo che l’abbandono dello studio morcianese era dovuto a motivi personali, ed era accaduto prima della denuncia. Da anni, infatti, i due hanno lasciato il territorio romagnolo.