Rimini. Carovita, beni alimentari in tre anni cresciuti del 20%

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Calano i prezzi di pane (-0,3%), latte, formaggi, uova (-1,6%), zucchero e cioccolato (-0,7%), ma aumenta tutto il resto. Per una crescita dell’inflazione sul carrello della spesa, a Rimini, ad agosto, del +1,5% contro il +1,1% della media nazionale. E’ quanto emerge dall’analisi dei prezzi al consumo in Riviera condotta dall’osservatorio Federconsumatori Rimini. Che spalanca uno scenario economico preoccupante per famiglie e pensionati. Sottolinea il presidente Graziano Urbinati: «E’ evidente che se esaminiamo il dato congiunturale dei primi otto mesi dell’anno con quello del 2023 registriamo una decrescita dell’aumento dell’inflazione rispetto ai due anni precedenti. Ma se andiamo a studiare l’andamento generale dei prezzi dei generi alimentari dal 2021 al 2024 non possiamo far altro che sobbalzare sulla sedia». Proprio così: sobbalzare sulla sedia, perché il dato percentuale che spunta è da allarme rosso per i portafogli dei riminesi. Spiega Urbinati: «Per comprendere il livello inquietante che i prezzi al consumo hanno raggiunto a Rimini dobbiamo considerare il trend degli ultimi tre anni. Dove abbiamo un aumento, nel mese di dicembre 2022 rispetto al dicembre 2021 del +12,9%, e, ancora, nel dicembre 2023 sul dicembre 2022 del +5,9%, e, infine, nell’agosto 2024 sullo stesso mese dell’anno precedente del +1,5%. Questo per dire che dal 2021 ad oggi i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del +20,3%. Una cosa incredibile, eppure è così». Con alcuni prodotti, quelli ritenuti essenziali, ad aver toccato l’indice più alto di crescita. «Vi dico solo questo – conferma il presidente di Federconsumatori -: il pane ad agosto è sceso dello 0,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ma sapete nel dicembre 2022 quanto era aumentato rispetto al 2021? Del +14.1%. E nel 2023? Del +4,7% sul 2022. Cosa significa questo? Significa che se oggi una famiglia riminese il pane lo paga 4,20-4,50 euro al chilo, tre anni fa, nel 2021, lo pagava il 18,5% in meno (circa 80 centesimi di meno, ndr). Stessa cosa la carne, che ha subìto aumenti del +13% nel 2022, del + 5,8% nel 2023 e del +2,2 ad agosto scorso. E se oggi un chilo costa 27 euro, tre anni fa costava il 21% di meno». Ma non finisce qui. Perché l’aumento dei prezzi più sorprendente lo abbiamo avuto con l’olio. «Proprio così - puntualizza il sindacalista -, anzi io lo chiamerei l’oro verde visto quanto costa. L’aumento in questo caso è, infatti, da pelle d’oca: +29,2% a dicembre 2022 sul 2021, +27,3% nel 2023, +17,6% ad agosto sull’anno precedente. Lo sanno bene i riminesi quando al supermercato, per un litro d’olio, devono tirar fuori dal portafoglio 12 euro, mentre nel 2021 spendevano 7 circa euro». E con l’olio bisogna fare molta attenzione. «Certo – osserva Urbinati -. Perché se vediamo esposte bottiglie di extravergine a prezzi stracciati, magari simili a quelli di tre anni fa, il rischio di trovarci davanti ad oli adulterati o allungati con altri oli di provenienza straniera o di qualità scadente è molto alto». E l’acqua? Il bene primario per eccellenza? «Anche l’acqua minerale ha subìto un deciso incremento: +15,1 % nel 2022, +6,2 nel 2023, +1,8% nel 2024».

Cosa fare allora? Come frenare questo carovita? Chiosa Urbinati: «Intanto, il governo provveda, subito, a ridare potere d’acquisto agli stipendi, rinnovando i contratti scaduti da anni e rivalutando le pensioni al costo della vita. E poi si decida a cambiare politica fiscale, che oggi, con la flat tax, è molto spostata verso le classi più benestanti, a sfavore dei meno abbienti, dei dipendenti e dei pensionati».

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