Rimini. Bimbo morto dopo parto in casa, i genitori: «Vogliamo fermare quelle ostetriche dal fare del male ad altri bimbi» Indagate due donne di Rimini e Faenza

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Federica e Marco non voglio che una cosa del genere accada ancora. «Quelle ostetriche vanno fermate», dicono tenendosi per mano. Federica Semprini Pironi e Marco Pirini sono i genitori di Alessandro, bimbo nato morto durante un parto in casa assistito da due ostetriche. Da quel terribile 4 novembre di due anni fa, stanno affrontando con l’aiuto dell’avvocato Piero Venturi, un percorso legale per fare giustizia non solo «nel nome di Alessandro, ma perché nessun genitore possa più patire quello che abbiamo sofferto noi», dicono. «Il parto in casa l’ho scelto io», dice Federica portandosi la mano sul petto, dimostrando di sentire sul cuore un gran peso per la decisione presa. «Ma è anche vero che quando abbiamo capito che le cose non stavano andando come dovevano abbiamo chiesto di andare in ospedale e invece ci hanno dissuaso, è passato tempo e non hanno neanche chiamato l’ambulanza». A quanto pare, le due ostetriche avrebbero preso sotto gamba le indicazioni dei genitori più «preoccupate di postare le foto del mio travaglio sui social per farsi pubblicità», ricorda Federica. Quando la donna è arrivata in Pronto soccorso era già troppo tardi. Ora i genitori si battono affinché la loro denuncia non venga archiviata, come invece ha chiesto il sostituto procuratore Annadomenica Gallucci, in forza di una perizia medico legale che non avrebbe accertato il nesso di causalità tra la condotta delle due professioniste e il decesso del neonato. La stessa perizia della Procura però parla di errori commessi ma correlati al decesso avvenuto per fattori meccanici. Il bimbo era incastrato con una spalla nel condotto del parto ma fu il ritardo con cui le due ostetriche agirono che ne causò la morte, sostengono invece i querelanti. Al gip Vinicio Cantarini, che deve ancora sciogliere la riserva, l’avvocato Piero Venturi ha chiesto l’imputazione coatta per le due ostetriche indagate - una 45enne di Faenza e una 27enne di Rimini -, professioniste private, difese dalle avvocate Martina Montanari e Chiara Baiocchi. Si annuncia una disamina sulle perizie medico legali, quella della Procura sostenuta anche dalla difesa delle ostetriche, che di fatto scagionerebbe le due professioniste, contro quella dell’avvocato Venturi e dei due genitori che fornirebbe tutti gli elementi per andare a un processo. Secondo le considerazioni dei due esperti incaricati dalla difesa dei genitori – i professori Domenico Arduini e Giuseppe Fortuni – le oltre 30 ore di travaglio e l’infezione da streptococco non diagnosticata avrebbero concorso in maniera decisiva all’evento morte. Per i genitori poi, le due ostetriche tentarono di manipolare il resoconto clinico del parto. Ci sono «importanti discrasie tra la cartella ostetrica in cui erano state iscritte tutte le operazioni compiute nel corso del travaglio (cartella dimenticata dalle ostetriche a casa della coppia, ndr) e quella compilata sul momento in ospedale». Da qui l’ulteriore ipotetica accusa nei confronti delle ostetriche, dopo quella iniziale di omicidio colposo, di falso ideologico in atto pubblico. Nonostante siano già stati contattati dall’assicurazione delle due ostetriche che continuano ad esercitare, i genitori al momento non hanno voluto rispondere. «Non sono i soldi o i risarcimenti che ci interessano, ma che quelle due siano fermate dal far male ad altri bimbi».

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