Riccione. Maklin, adottata in Cambogia, ritrova il fratello che non sapeva di avere: la sua storia diventa un film

Rimini

Approda a Venezia la storia di Maklin, giovane ragazza riccionese di 22 anni, e di suo fratello Vakhim, nati in Cambogia. I due sono stati adottati da due famiglie e vivono lontani ma condividono un legame che ha sfidato il destino. Una storia così straordinaria che è diventata un film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, diretto da Francesca Pirani, madre adottiva di Vakhim, il cui nome è anche il titolo della pellicola.

Tutto è cominciato quando Francesca e il marito adottano Vakhim, nel 2008, convinti che fosse figlio unico. La loro vita però cambia improvvisamente quando, grazie a un incontro quasi casuale con altre famiglie che hanno adottato bambini cambogiani, scoprono che Vakhim non è solo. Il ragazzo ha una sorella maggiore, Maklin, che ha due anni in più, ed è stata adottata da una famiglia di Riccione. Le due coppie di genitori riescono a mettersi in contatto e, appena un anno dopo l’arrivo in Italia, i due fratelli finalmente si riabbracciano.

«Quando l’abbiamo portata a casa Maklin aveva sei anni e mezzo – racconta Mirella Mussoni, la mamma della ragazza – e lei sorrideva sempre. Io e mio marito, Mauro Tosi, eravamo in un certo senso facilitati perché avevamo già adottato un ragazzo nel 2003». Dietro il sorriso di Maklin però si nascondeva una profonda nostalgia: «Nel letto la sentivamo piangere, mentre stringeva fra le braccia una sua foto con altri bambini. Eravamo convinti che fossero amichetti dell’istituto, poi abbiamo scoperto che erano i suoi fratelli. Lei è cresciuta in un ambiente tranquillo: ovviamente gli screzi tra bambini ci sono sempre, ma sono ragazzi sani, anche quando scatta il meccanismo del confronto, soprattutto con la madre naturale».

La lettera inattesa

Qualche anno fa però la madre naturale dei due ragazzi ha scritto ai genitori adottivi chiedendo loro notizie. I due fratelli si sono confrontati: lei va all’università, lui si sta per diplomare, l’incontro avviene. «Quando ho visto la mia mamma naturale – racconta Maklin - ho capito che era lei, abbiamo anche un neo uguale sul naso». Ripercorre la sua vita: «Sapevo che sarei venuta a stare qui a Riccione con la mia nuova famiglia. All’arrivo ho fatto quello che in istituto mi avevano detto di fare: dovevo sorridere. Sono cresciuta bene, ora studio Architettura a Roma, vedo spesso mio fratello che studia Informatica. Il nostro rapporto con la mamma biologica è molto sereno, grazie ai social ci sentiamo spesso. Il grande problema è la lingua: purtroppo lei parla solo khmer ma stiamo ore in video, a volte anche solo sorridendo, per far capire a vicenda che stiamo bene».

E l’esperienza a Venezia? «È stata davvero bella, dopo la proiezione del film mi hanno contattata in tanti, ragazzi adottati, soprattutto cambogiani. Vorremmo creare una sorta di community, per rimanere legati alle nostre origini» conclude Maklin.

Ora il desiderio è che il film “Vakhim”, in concorso a “Notti Veneziane”, lo spazio off della Mostra del Cinema di Venezia, approdi anche sul grande schermo, magari «grazie a qualche produttore, perchè è molto di più di un documentario sulle adozioni» conclude Mirella Mussoni, madre di Maklin.

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