Rimini. Pesta e minaccia la compagna e la figlia, salve grazie all’aiuto di un negoziante

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Scappa dalla camera del residence, corre all’impazzata con la figlia di un anno e mezzo in braccio, si rifugia in un negozio e mentre è nascosta nel magazzino i carabinieri chiamati dal commerciante bloccano il suo compagno che in preda alla furia minaccia di ucciderle.

L’episodio, accaduto mercoledì in uno dei maggiori centri abitati del riminese, ha portato alla luce l’incubo che una ragazza poco più che ventenne viveva almeno da un paio di anni. Giovanissima, come il suo aguzzino, ha rivelato ai carabinieri le aggressioni, le ferite, il terrore col quale conviveva, incarnato nel coltello di 20 centimetri che lui teneva sempre vicino a sé per minacciarla, e anche le percosse e i maltrattamenti che usava pure sulla figlia piccola, che aveva più volte, come anche il giorno della fuga dal residence, detto di voler uccidere, accoltellandola come la madre, o buttandola giù dal balcone.

Le parole della ragazza hanno raccontato una violenza tale che per lui, un italiano di meno di 30 anni (con precedenti per rapina e lesioni), è scattato subito l’arresto, eseguito dai carabinieri coordinati dal pm Luca Bertuzzi. Ma se lui è finito dritto in carcere, dietro le sbarre della casa circondariale di Pesaro, per lei e la bambina si apre ore il difficile percorso di rinascita.

Un passato doloroso

La fuga della giovane è scattata approfittando di un momento in cui il compagno violento dormiva, che aveva chiuso a chiave in camera. Quel giorno stesso lui le aveva rotto il cellulare nel corso di una lite, tagliato i suoi vestiti e quelli della bambina con le forbici, le stesse che aveva usato per dare più enfasi alla minaccia di accoltellarle, millantando poi di lanciarsi dal terrazzo con la piccola in braccio e prendendo la compagna a schiaffi in volto. E lo stesso giorno se l’era presa anche con la bambina: l’aveva presa in braccio sollevandola in alto prendendola per il collo per poi lanciarla sul letto.

Dal racconto ai militari è emerso inoltre che questi comportamenti non erano un’evenienza straordinaria: lui, dipendente da droga e alcol, l’aveva più volte picchiata fino a farla sanguinare, procurandole serie ferite in viso, anche mentre era incinta, e a volte anche in presenza della madre di lui, persino in auto. Schiaffi e percosse inoltre li aveva usati in più occasioni anche contro la bambina, considerandoli un “metodo di insegnamento”.

Dopo l’exploit avvenuto in settimana madre e figlia sono state portate in ospedale, dove sono state curate e dove hanno ricevuto 10 giorni di prognosi. La speranza ora è che possano iniziare una nuova vita.

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