Rimini. «Parco eolico operativo nel 2028, se possibile ridurremo l’altezza delle pale»

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«Adesso è ufficiale. Il Ministero ha detto che il nostro parco eolico non impatta con l’ambiente circostante e può essere realizzato. Per cui, se tutto andrà secondo previsioni, nel 2028 sarà già operativo. Questo almeno è il nostro obiettivo».

Voce pacata, tono deciso, Riccardo Ducoli, amministratore delegato di Energia Wind 2020, la società bresciana incaricata di realizzare la centrale offshore tra Rimini e Cattolica e che prende il nome dall’anno di consegna del progetto ai Ministeri competenti, commenta soddisfatto l’ok definitivo espresso, mercoledì, dalla commissione.

Un “Sì”, il terzo, stavolta congiunto, che arriva dopo quelli già pronunciati dall’Ambiente, a dicembre, e dalla Cultura, a inizio giugno. E che suona come una via libera definitivo alla costruzione.

“È espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto per la centrale eolica offshore “Rimini” della potenza complessiva di 330 MW antistante la costa tra Rimini e Cattolica - si legge nel decreto sulla Valutazione di impatto ambientale (Via) firmato congiuntamente dai vertici tecnici del Mase e del Mic -. Ed è autorizzata la posa in opera di cavi e condotte sottomarine. La durata di questo provvedimento è di 10 anni, trascorsi i quali la procedura di Via dovrà essere reiterata. Contro il presente provvedimento è ammesso ricorso giurisdizionale al Tar”.

Burocratese classico per un provvedimento che cambierà l’aspetto della Riviera. Al largo, con le 51 pale distanti 12 miglia dalla costa la prima, (22 km), 21 miglia l’ultima (39 km) e alte 210 metri dal medio mare. E nelle città, con lo sviluppo di così tanta energia pulita da determinare un volto quasi mitteleuropeo alla Riviera.

«L’energia che il parco eolico è in grado di produrre – sottolinea, infatti, Ducoli – equivale al 50% del fabbisogno energetico dell’intera provincia. Se poi aggiungiamo il 12% già prodotto dagli impianti fotovoltaici attualmente operanti e quello che realizzeremo, a compensazione per il territorio, tra elettrificazione del metromare e nuove comunità energetiche fotovoltaiche, potremmo parlare tranquillamente di Riviera carbon free, al pari di città del nord Europa».

Strada in discesa dunque per la messa in mare delle 51 pale a vento. Visto che l’ostacolo più duro, quello dell’ok alla Via, è stato superato.

Puntualizza, però, l’amministratore: «Il più difficile è fatto. Adesso non ci resta che presentare il progetto esecutivo, completo delle prescrizioni e delle raccomandazioni richiesteci dalla commissione tecnica, per avere l’autorizzazione unica a costruire. Ottenuta quella e concluse le diverse gare d’appalto, il cantiere per la costruzione del parco potrà essere finalmente aperto».

Tempi lunghi? «Quelli tecnici - replica subito Ducoli -: noi ci siamo già messi al lavoro per arrivare a consegnare il progetto al Ministero già per fine 2024, al massimo ad inizio del prossimo anno. E avere l’autorizzazione unica entro il 2025, con cantiere aperto per il 2026 e impianto operativo per il 2028, almeno questo è il nostro obiettivo».

Va, però, detto che tra le raccomandazioni contenute nel parere favorevole espresso, a giugno, dalla “Cultura” c’era anche quella di “valutare la possibilità di una riduzione dell’impatto visivo per le aree del territorio marchigiano interessate dall’impianto eolico offshore, in considerazione soprattutto della morfologia del sistema collinare costiero (il riferimento è al San Bartolo a Gabicce, ndr)”. Con una precisa indicazione, quella di “verificare, anche in relazione alla costante evoluzione della ricerca tecnologica nel campo della produzione di energie rinnovabili, un ulteriore allontanamento degli aerogeneratori e/o una riduzione della loro altezza”.

«Ed è quello che faremo - chiosa il vertice di Energia Wind 2020 - anche perché le pale più sono piccole e più si risparmia: non dimentichiamo che il parco costerà un miliardo di euro di fondi privati. Ma dipenderà tutto dalle nuove tecnologie, se saranno, cioè, in grado di garantire standard ottimali con aerogeneratori meno alti. Vedremo».

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