I riminesi tra le fiamme di Los Angeles: «E’ arrivato l’inferno in paradiso»
«È arrivata l’Apocalisse». Dieci morti, 180mila sfollati, 20mila edifici ridotti in cenere, tra cui ville da sogno appartenenti a attori come Anthony Hopkins e Billy Crystal o dive come Paris Hilton. A raccontare i sei roghi che da giorni hanno colpito il quartiere di Palm Palisades e il canyon di Eaton vicino al centro urbano di Altadena, ma anche il quartiere Sylmar e la zona di Tamarack, sono tre romagnoli volati oltreoceano tra l’energia elettrica che fa cilecca e tre serbatoi d’acqua da 4 milioni di litri ognuno già esauriti. A ripercorrere ore di puro terrore è il 60enne di origine riminese Peter Arpesella doppiatore, sceneggiatore oltre che scrittore e attore che ha recitato in film come “Le Mans ‘66 - La grande sfida”. «Siamo appena tornati nella nostra casa ai piedi delle colline di Hollywood. L’avevamo lasciata mercoledì sera sentendo 5 elicotteri volare sopra di noi: l’incendio era scoppiato vicinissimo ma andava sviluppandosi in direzione opposta». Istanti frenetici: Annie la moglie di Peter sente l’ordine di evacuazione mentre vede la tv. Nonostante le numerose offerte di ospitalità ricevute da amici e parenti, la velocità restava il primo imperativo per cui i coniugi preferiscono trasferirsi vicino all’aeroporto, in hotel: ad attenderli 300 persone già in fila.
«Tutti gli alberghi erano pieni all’inverosimile - ricorda - ed è occorsa una decina di minuti per trovare posto». Nessun dubbio invece sul momento più delicato: rassicurare il papà di Annie che ha 100 anni e vive in un residence sulle colline. «Quando abbiamo saputo che stavano mettendo in salvo lui e gli altri ospiti, li abbiamo imitati coordinando i passaggi». Il terrore però non è archiviato tra i brutti ricordi, «perché non sai mai dove scoppierà il prossimo incendio né come muoverti. Intanto gli amici che vivevano nelle zone più colpite, quindici famiglie in tutto, hanno perso tutto - si rammarica Peter -. È come vivere in un’allucinazione senza fine, cominciata a ovest vicino all’oceano dove è stata cancellata una delle parti più ricche e belle del Paese». A facilitare la propagazione delle fiamme contribuiscono diversi fattori: «Il 90% delle case è di legno, abbondano sia la vegetazione che le foglie secche sebbene ognuno tenga pulito il proprio cortile. Il peggio infine è che i venti soffiano a oltre 100 km all’ora. Una tempesta perfetta - la definisce Peter - che trasportava lontano le braci e impediva agli elicotteri di alzarsi in volo». Sfregiato anche il patrimonio artistico della zona, come conferma: lo Zorthian Ranch (danni per 400mila dollari), il Bunny Museum e il Will Rogers’ Historic Ranch iscritto nel registro nazionale dei siti storici. Ha messo al sicuro i suoi tesori invece il Getty Villa Museum di Pacific Palisades, che accoglie antichità greche e romane.
Ore di panico
Vive in California anche il 72enne Gino Angelini. Chiamato a Los Angeles come Chef executive del prestigioso ristorante Rex, ha poi aperto l’Osteria che porta il suo nome ed è consacrata dal successo di critica e di pubblico.
«Mi sento fortunato - dice - perché la mia famiglia sta bene ma abbiamo vissuto momenti drammatici: non c’era elettricità, il fuoco lambiva la zona mentre il fumo continuava a salire». Per fortuna sia l’abitazione, vicino agli Universal Studios, che l’Osteria sono usciti indenni dalla tragedia. «Ospitiamo il figlio di mia moglie che è stato evacuato - spiega Gino - e dovunque è distruzione. Boschi maestosi in fumo e una decina di persone morte tentando di salvare la loro casa. Persino sulle auto c’erano due dita di fuliggine». Ora lo addolora sapere che tanti clienti hanno perso tutto, case, abitazioni milionarie ma soprattutto i ricordi di un’intera esistenza. «Mai visto niente del genere - conclude - anche a memoria dei piú anziani. È arrivato l’inferno in paradiso. Un’apocalisse iniziata tre giorni fa alle 7 del mattino con un cielo nero dove serpeggiavano scintille. Ora molti si sono trincerati in casa mentre sulle cause sono ancora in corso le indagini: c’è chi parla dei fili elettrici come innesco della tragedia e chi allude a un episodio doloso». Fatto sta, commenta lo chef, che negli ultimi anni «il numero dei vigili del fuoco è stato tagliato e di certo occorrono più serbatoi d’acqua perché qui non piove mai».
Provato anche il riminese Massimo Ciavolella, vincitore come Angelini del Sigismondo d’oro e professore all’università della California. «Siamo da poco rincasati sulle colline di Beverly Hills - spiega - ma abbiamo i bagagli in auto in caso di emergenza». Due i giorni trascorsi come ospiti prima di un albergo dell’ateneo e poi di una collega. Il problema, come ribadisce, è che questa zona sorge «su canyon battuti dai venti di Santana che possono soffiare a 160 chilometri all’ora perciò le faville arrivano anche a 40 chilometri di distanza. Certo è che non è ancora finita e si temono nuovi roghi per martedì prossimo: dei sei divampati finora due non sono ancora stati domati e uno risulterebbe di natura dolosa». Gli aiuti? «Sono giunti dal Canada ma anche da Stati limitrofi come l’Oregon assieme alla guardia civile che monitora e previene gli sciacallaggi nelle abitazioni abbandonate».