De Pascale: «La prima volta mio padre non mi votò e non fui eletto per un voto»
Dire che aveva paura di perdere “è troppo”. Ma «un risultato così ampio non ce lo aspettavamo». A tornare sui risultati di ieri è Michele de Pascale, neo eletto governatore dell’Emilia-Romagna. Anzi presidente, come preferisce essere chiamato. Lo precisa lui stesso, ospite di Rai Radio 1 a ‘Un giorno da pecora’. Dopo l’elezione, racconta de Pascale, ieri «abbiamo brindato a sangiovese e lambrusco, così abbiamo unito l’Emilia e la Romagna». Tra ieri e oggi, poi, «ci siamo sentiti con tutti i leader del centrosinistra». Anche Renzi? «Mi ha mandato un messaggio- dice de Pascale- ma ne ho ancora 3.000 da leggere». Il presidente racconta poi di essere «cresciuto nel mito dell’Emilia-Romagna» e che la sua passione politica «è nata al liceo. Sognavo di fare il presidente della Regione, ma non da bambino: ho avuto un’infanzia normale», ride de Pascale, che ricorda anche i suoi trascorsi da bagnino (»Nella mia zona funzionava di più il francese...») e i 10 giorni di coma nel 2011 a causa di un grave incidente stradale. «Sono vivo grazie alla sanità dell’Emilia-Romagna- dice- in altre regioni non avrei avuto lo stesso esito. Per chi vuole l’autonomia questo è un tema». Fan di De Gregori (in radio intona “Sempre e per sempre”) anche il nuovo governatore è juventino, come il predecessore Stefano Bonaccini. «Per noi è un pre-requisito», ci scherza sopra. Il suo stesso nome è un tributo a Michel Platini voluto dal padre (scomparso nel 2006). «Era un elettore di centrodestra- sottolinea de Pascale- gli ho dato una delusione politica, ma non calcistica. La prima volta che mi sono candidato nel 2004 non mi votò. Fu molto onesto. Non venni eletto per un voto e ne fu dispiaciuto». E sua moglie è contenta dell’elezione? «Così così», risponde de Pascale. Che ci tiene a raccontare un aneddoto: «A un certo punto durante la campagna elettorale mi hanno anche chiesto se mia moglie lavora. Fa l’avvocato, lavora più di me».