Chat di whatsapp con le baby prostitute scoperta a Cesena dopo uno stupro: condannati lo sfruttatore e un violentatore
Messe in connessione ed in rete con una chat di whatsapp. E fatte prostituire: da piccolissime solo per regalini, sigarette o ricariche telefoniche; da poco più grandi in cambio della “metà dei proventi” dei rapporti sessuali (che costavano ai clienti tra i 50 ed i 150 euro) o anche per dosi di cocaina.
Un agghiacciante giro di baby squillo cesenati è venuto a galla solo grazie alla fuga da uno stupro di una delle sfruttate. L’unica che si è costituita parte civile nell’aula del tribunale di Bologna dove ieri il giudice Grazia Nart ha letto la sentenza di condanna di primo grado (in rito Abbreviato) a carico dell’autore di una violenza sessuale e di chi tirava le fila degli incontri a pagamento con coinvolte le minorenni.
La ragazzina che ha subito lo stupro era stata “agganciata” dallo sfruttatore ad appena 12 anni. Spinta dalle amiche aveva iniziato a vendersi ed a dividere i proventi con il “webmaster” della chat su whatsapp. Un adulto che inseriva anche le foto ed i numeri di telefono suoi e delle coetanee, su siti specializzati in “incontri” e con escort.
I carabinieri hanno scoperto il giro di baby squillo quando la più giovane delle coinvolte è scappata dal furgone di un cliente ravennate di 56 anni che la stava violentando in un parcheggio della periferia di Cesena. Semi svestita per strada, ha raccontato in ospedale ai sanitari ed ai militari dell’Arma di Cesena cosa le stava succedendo e da quanto tempo aveva iniziato a “vendersi” assieme a coetanee. Questo pomeriggio in tribunale a Bologna lo sfruttatore (S.S., 39 anni) che tirava le fila della chat delle baby prostitute, è stato condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione. Il violentatore, identificato in un 56enne di mensa Matellica (A.R.), è stato condannato a 6 anni. Dovranno risarcire 100 mila euro all’unica delle vittime e delle baby squillo cesenati che tramite i genitori si è costituita parte civile.