Ausl Romagna, Carradori confermato direttore
Tiziano Carradori resta al vertice dell’Ausl Romagna. Il direttore generale è stato confermato ieri dalla giunta regionale. Era tornato negli uffici di via De Gasperi nel 2020, dopo che era stato direttore dell’azienda sanitaria ravennate dal 2004 al 2012 e, prima ancora, di quella riminese.
«Non posso che ringraziare chi mi ha confermato - dice Carradori - per la fiducia che continuano ad attribuirmi». Ora l’obiettivo è quello di completare il lavoro portato avanti sino ad ora nell’azienda sanitaria romagnola. È presto per entrare nei dettagli del programma di mandato: «Dovremo condividerlo con la giunta regionale», spiega. Ci sono tuttavia alcune questioni che devono essere portate a termine: «Innanzitutto portare a consolidamento il miglioramento della sanità territoriale romagnola», spiega Carradori. Il primo step è quello del completamento «dei lavori finanziati con il Pnrr», che hanno il 2026 come data di “scadenza”. L’Ausl ha avviato negli ultimi anni di Carradori un fitto programma di interventi che dovranno andare a compimento o essere ben instradati nel prossimo mandato del dg: dal pronto soccorso di Ravenna al nuovo ospedale di Cesena. C’è poi il riordino della rete della medicina territoriale e ospedaliera da portare avanti, il tutto «con un occhio di riguardo a quella che è la nostra più grande risorsa: il personale». Carradori spiega di aver dato la propria disponibilità a proseguire il lavoro e di non essere stato particolarmente preoccupato per la conferma: «La fiducia te la devono rinnovare gli altri, ma alla luce della mia esperienza diciamo che ero ottimista».
Sono nove in tutto i manager nominati ieri dalla giunta guidata da Michele De Pascale. L’ex sindaco di Ravenna e l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, in una nota si dicono «molto soddisfatti di scelte che si basano in particolare su due requisiti: in primo luogo, la qualità delle nominate e dei nominati, per produrre una decisa accelerazione su efficientamento e innovazione; inoltre, professionisti che si concepiscano come una squadra al lavoro su obiettivi condivisi coi territori: sia chiaro, infatti, che alla fine del mandato dovrà aver vinto la squadra e non i singoli, per la tutela e il rafforzamento della nostra sanità pubblica, una priorità e il bene comune più prezioso».