Assolto per la lite mortale a San Mauro Mare

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  • 12 settembre 2024

Non fu un eccesso colposo di legittima difesa a causare quella morte, e nemmeno fu un omicidio come la parte civile aveva chiesto di riqualificare l’imputazione. Il giudice Marco De Leva ha assolto infatti assolto poco prima delle 17 di oggi il 48enne Mirko Guerrini per la lite mortale avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 aprile del 2019 nei pressi di un ristorante di San Mauro Mare.

Una vicenda intricata quella terminata (per questo grado di giudizio) in tribunale a Forlì. A dimostrarlo l’acceso scontro di perizie i aula sull’accaduto, ed anche il fatto che Guerini sia stato assolto con il secondo comma dell’articolo 530: quella che nel vecchio codice penale si chiamava “insufficienza di prove”.

Guerrini era difeso dagli avvocati Antonino Lanza e Paolo Benini mentre i famigliari della persona deceduta, il 46enne ravennate Antonio Rinelli, dagli avvocati Fabio Anselmo e Alessandra Pinsa. Nessuno, nemmeno la procura (che aveva chiesto una condanna di 6 mesi di reclusione) questa mattina ha replicato alle proprie conclusioni già fatte prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio.

Guerrini era a casa della sua nuova compagna, in via Orsa Maggiore nei pressi del ristorante Luna Rossa, quando Rinelli, ex della donna, si presentò sotto casa e tra i due sfociò una lite.

Qui le strade di parte civile e difesa si sono da sempre nettamente divise per la ricostruzione dei fatti. Ipotesi dell’accaduto che da sempre sono state lontane anche sul fronte delle perizie presentate dai rispettivi medici legali, ipotesi inerenti la meccanica esatta che aveva portato alla morte.

Guerrini anche al giudice in aula ha detto più volte di non aver avuto alcuna intenzione di uccidere e di aver stretto con una presa al collo Rinelli perché era stato aggredito e perché si stava difendendo. Una stretta al collo “durata poco” e che da sola non valeva l’intenzione di uccidere per la difesa. Una presa risultata poi letale dalla quale tra l’altro faceva fatica a districarsi perché Rinelli nella lotta gli mordeva un pollice di una mano impedendogli di “molare”.

Le perizie di parte civile invece avevano ricondotto il decesso ad un’azione violenta, prolungata e mirata da parte di Guerrini. Che per i difensori dei parenti della vittima avrebbe anche tenuto un comportamento “di sfida” che fu propedeutico ad aumentare pericolosità e potenzialità letali della zuffa e del suo tragico finale.

Nelle sue conclusioni la parte civile aveva chiesto al giudice di poter esaminare i fatti davanti a quello che reputava il luogo più adatto per una vicenda simile: ossia una Corte d’Assise, dove discutere di un’accusa di omicidio.

Il giudice ha invece assolto sia pur con la formula del secondo comma del codice. E tra 90 giorni, studiate le motivazioni che verranno pubblicate, i legali ed i parenti di Antonio Rinelli decideranno se presentare un ricorso avverso alla sentenza.

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