Gli 007 del libro al servizio non segreto degli autori
BELLARIA IGEA MARINA. L’agente letterario è una figura misteriosa come l’agente 007. Pochi sanno chi è e cosa fa. La sua missione “possibile” è, in estrema sintesi, scoprire, sostenere e valorizzare autori. E libri. Sin dalle loro fasi embrionali. In un momento in cui il mondo del libro sta sperimentando una crisi gravissima, è nata in Italia Adali, la prima Associazione degli agenti letterari italiani. Si è costituita il 7 aprile 2020 e riunisce 37 agenti e agenzie letterarie che nella loro attività aderiscono a «elevati standard di competenza e professionalità». Tra queste c’è anche Phileas Fogg Agency, l’agenzia creata da Valentina Colombo, una varesina che, dopo aver lavorato per anni a Milano, ha lasciato la Lombardia nel 2017 per trasferirsi a Bellaria Igea Marina, dove oggi vive con il marito romagnolo e il figlio. A lei il compito di portarci dentro l’affascinante mondo dell’agente letterario e raccontarci finalità della nuova associazione.
Cosa vi ha spinto a creare un’associazione degli agenti letterari italiani?
«Da tempo sentivamo la necessità di confrontarci su alcune problematiche comuni. Il riconoscimento della professione, le pratiche, la complessità della gestione fiscale e il proliferare di agenzie “a pagamento” che stanno minando la credibilità del nostro ruolo ci hanno spinto a incontrarci e ad aprire un dialogo che ha poi portato alla nascita di Adali. L’associazione vuole avere una duplice utilità. Per noi agenti è il luogo del confronto e della riflessione critica sul nostro operato e su come migliorare il nostro lavoro quotidiano. Per gli autori, editori, illustratori, e per i clienti vuole essere una garanzia, attraverso la sottoscrizione di un codice deontologico: una tutela necessaria e utile a entrambe le parti».
Il mondo dell’editoria sta vivendo un momento difficile e la vostra associazione sottolinea che metodi di vendita impostati per un mondo che adesso non c’è più, e che ha dimostrato negli ultimi 15 anni che qualcosa già non funzionava, necessitano di un cambiamento: come pensate di contribuire a questa nuova fase?
«L’obiettivo è proporre e discutere con tutte le parti in campo (editori, distributori, librai, bibliotecari, istituzioni) delle possibili soluzioni che abbiano come fine ultimo il sostegno al mondo del libro non solo in termini di vendita ma anche di educazione e promozione alla lettura. In quest’ottica abbiamo cominciato a proporre partnership con il pubblico e il privato per facilitare l’accesso ai lettori. Si tratta di ripensare la promozione con collaborazioni più strette con il settore turistico, per esempio. Se i modelli cui facciamo riferimento non sono più validi, bisognerà pensare a nuove forme di collaborazione, ad attivare scambi virtuosi di informazioni e percorsi di ricerca interdisciplinare in cui l’agente può svolgere un ruolo fondamentale».
In Italia si pubblicano circa 70mila libri all’anno e ci sono quasi più scrittori che lettori. Che spazio hanno gli agenti letterari in un mercato così asfittico?
«L’agente ha avuto e avrà un ruolo fondamentale anche, direi soprattutto, in un mercato così problematico come l’italiano, per due ragioni. La prima: l’agente è spesso uno scopritore. Legge, incontra aspiranti autori, scopre immaginari di illustratori in erba; li segue nel percorso di crescita professionale e li porta sul mercato editoriale. Insieme all’editore, l’agente può fare la differenza su chi e che cosa leggiamo. La seconda ragione è che l’agente ha una professionalità specifica, e qui entriamo nell’ambito della gestione contrattuale, amministrativa, ma anche in quello della relazione con l’editore, italiano o straniero. Qui un appunto molto importante: se è vero che il mercato italiano è piccolo, abbiamo però autori, illustratori ed editori che gli agenti italiani portano all’estero attraverso il loro lavoro. Una promozione internazionale della produzione culturale italiana che avviene attraverso le fiere e il costante confronto e collaborazione con omologhi stranieri e editori di ogni parte del mondo».
Che peso ha un agente letterario nella fortuna di un libro o di un autore? In che cosa consiste il suo lavoro?
«Un agente è anzitutto una figura fidata. Mi piace ricordare ai miei studenti (insegno allo Ied di Torino) che il diritto d’autore è un diritto fondamentale dell’uomo, come sottolinea l’articolo 27 della Dichiarazione Universale. Il nostro è un lavoro di altissima responsabilità morale, oltre che patrimoniale. In altre parole, ci viene affidato il compito di prenderci cura e far valere economicamente il lavoro dei nostri clienti, rispettandone la volontà. Le nostre competenze, conoscenze, le relazioni che abbiamo con gli editori, la nostra rete di contatti, la conoscenza delle pratiche e delle formule contrattuali, delle problematiche amministrative sono solo alcuni degli aspetti per cui un agente può fare la differenza».
Perché associarsi in pieno lockdown? Qual è il significato di un’operazione del genere in un momento simile?
«Il lockdown non è stata la ragione del nostro associarci. Ci siamo riuniti diverse volte per circa due anni e avevamo avviato le procedure per costituire l’associazione prima della pandemia. Quando abbiamo visto cosa stava succedendo abbiamo deciso che era il momento di stringere. Adali è l’associazione di questa “misteriosa” categoria che sono gli agenti letterari. Fino a oggi ognuno di noi ha singolarmente fatto il suo lavoro, al suo meglio. Ma la pandemia ha evidenziato, ancor di più, per tutti noi, che le vere soluzioni possono arrivare solo dalla collaborazione e dalla condivisione. Abbiamo tutti obiettivi comuni e questo, speriamo, ci renderà più forti nel rivendicare il nostro ruolo e nel difendere il valore del nostro lavoro».
La sua agenzia è a Bellaria: come valuta il mercato editoriale in Romagna?
«Occupandomi come agenzia di libri illustrati, quasi esclusivamente per bambini e ragazzi, ho cercato un modo per usare queste competenze anche in questa mia nuova casa che è la Romagna. A dicembre, grazie alla fiducia che Matrioska Labstore mi ha dato, abbiamo avviato un progetto pilota che si chiama Uao. Nel mese di dicembre abbiamo organizzato una micro mostra di immagini e libri alla Casa della Pace di Rimini, messa a disposizione dall’Amministrazione comunale, che ha ospitato sei illustratori con le loro opere e una selezione di libri per tutte le età. Vorremmo che Uao diventasse una piattaforma di promozione culturale incentrata su grafica, illustrazione e libri, attraverso eventi, workshop e azioni di lungo periodo sul territorio. Avevamo anche dei progetti in corso che però sono stati fermati dalla pandemia. Ora dobbiamo ripensare alle modalità e ai contenuti, ma siamo convinti che ci sia più che mai bisogno di nuove forme di collaborazione e interazione tra pubblico e privato sul piano culturale. Più che mai, c’è da costruire e ricostruire un immaginario per un mondo nuovo».