Aveva due studi a Sant’Angelo di Gatteo ma anziché utilizzare i soldi dei suoi clienti per investimenti o per pagare le tasse, li aveva usati per fare “la bella vita”, per società immobiliari e per pagarsi il mutuo di una villa acquistata nella zona di San Zaccaria (Ravenna). È stato condannato a 4 anni e 4 mesi in rito abbreviato davanti al gup Giorgio di Giorgio il consulente finanziario Stefano Battistini di 68 anni (difeso dall’avvocato Umberto Calzolari). L’accusa era quella di essersi intascato indebitamente 2 milioni e 600mila euro di imposte non pagate: raggirando i suoi ignari clienti, che quei soldi glieli avevano consegnati affinché li versasse all’erario per loro conto. I soldi hanno invece preso un’altra strada e sono stati impiegati in spese personali. Della quarantina gli imprenditori e professionisti raggirati (quasi la metà del pacchetto clienti dei due studi abbinati) che erano stati evidenziati dall’indagine della guardia di finanza di Cesenatico coordinata dal pm Federica Messina, poco meno di un terzo si sono costituiti parte civile difesi tra gli altri dagli avvocati Filippo Antonelli, Oberdan Iacconi, Gloria Scarpellini e Marco Martines. Hanno ottenuto tutti una provvisionale che ripaga soltanto in scarna misura quanto è stato loro tolto. Il resto lo dovranno (in attesa di un Appello che inevitabilmente arriverà) chiederlo al giudice Civile con cause separate da quella chiusasi ieri in tribunale a Forlì.
Le accuse
Stefano Battistini doveva rispondere di truffa aggravata, autoriciclaggio ed evasione fiscale. Gli sono stati sequestrati immobili, quote societarie e conti correnti, che difficilmente basteranno a ripagare i clienti raggirati per, si legge nelle accuse, un periodo di almeno 7 anni. Un periodo in cui né l’ex moglie che lavorava con lui e tanto meno la decina di suoi dipendenti si erano mai accorti di quanto facesse. Per tanto tempo in tanti non si sono accorti di nulla perché il consulente era facilitato dal fatto che molti clienti avessero nominato presso di lui la domiciliazione fiscale, come avviene spesso quando c’è piena fiducia nel professionista scelto.
Doppie dichiarazioni
A lui intestavano assegni e somme, confidando che sarebbero servite a saldo delle dichiarazioni dei redditi presentate e per pagare le imposte e le tasse da versare all’Ufficio delle entrate, che il consulente, invece, intascava taroccando i documenti contabili-fiscali presentati. Le indagini delle fiamme gialle e del pm Federica Messina hanno portato davanti al Gup un buco di oltre 2,6 milioni di euro. Indagini partite nel 2018 e finite due anni dopo. L’inchiesta era scaturita da una verifica fiscale che la tenenza della guardia di finanza di Cesenatico aveva fatto nei due studi di S. Angelo di Gatteo, anche su segnalazioni di qualcuno che aveva iniziato ad insospettirsi. Nel corso dell’ispezione fiscale sono stati scoperti gli stratagemmi e gli artifizi che Battistini avrebbe posto in essere: da una parte faceva figurare falsamente ai suoi clienti il versamento delle imposte dovute e d’altra predisponeva e presentava all’Agenzia delle Entrate delle dichiarazioni dei redditi e Iva con dati falsi e contraffatti. Doppie dichiarazioni insomma, con quella presentata al fisco del tutto fasulla, indicando acquisti di beni strumentali inesistenti, crediti d’imposta fittizi, versamenti di contributi mai effettuati, con il risultato di addomesticare a proprio piacimento le cifre delle tasse. La sentenza ha disposto la confisca di quanto in passato era stato preventivamente sequestrato al consulente: la casa nel cesenate del 68enne, quote societarie e conti correnti per 373mila euro. Oltre alla sospensione dall’esercizio della professione di revisore contabile.