Gambettola, l’ex comandante: “Quella volta che trovammo un giovane leone in un giardino”

Il leone tenuto in giardino e la Gambettola irrequieta a cavallo del Millennio. Il maresciallo Carmine Capobianco che è stato il comandante della stazione di Gambettola (dal 1985 al 2015) e ha vissuto in prima persona episodi importanti della vita di Gambettola, racconta, ora che è in pensione alcuni degli episodi di quegli anni tra indagini particolari a fatti di cronaca nera. Tra questi uno dei più particolari è quello che lo vide imbattersi in un leone tenuto come animale da giardino.
Una volta Capobianco si recò a casa di due fratelli che come attività raccoglievano vetro in zona e abitavano in un fabbricato vicino alle scuole medie di Gambettola e alla Fornace Laterizi. «Dovevamo notificare degli accertamenti amministrativi – ricorda - venne ad aprirci il padre per dirci che i figli erano assenti». Ma in quel momento al maresciallo fu attirato da un ruggito che proveniva dietro ad una staccionata. «Con sorpresa ci siamo trovati davanti un leone di giovane età, ma di grossa stazza. Il nostro interlocutore disse che era dei figli. Lo avevano ricevuto in consegna gratuita e intendevano tenerlo. Senza pensarci due volte, lasciata quella casa, mi recai subito dall’allora sindaca Diana Venturi. che emise in giornata un’ordinanza di allontanamento del leone dal territorio comunale». Fece la stessa cosa quando scoprì che il leone nel frattempo era stato trasferito nelle campagne di Gatteo. «In seguito a indagine sulla nuova destinazione dell’animale, seppi che si trovava nella Sila, in Calabria, come attrazione di un campeggio. Quindi feci segnalazione alla caserma del luogo che destinarono l’animale in un luogo più idoneo».
Gambettola è sempre stata una città vivace, piena di iniziative, ma irrequieta. «Appena arrivato in caserma – aggiunge Capobianco - mi trovai a dover gestire due problematiche. Una era la presenza di molti giovani attorno all’ex discoteca Otto club, anche 700-800 per serata, in arrivo anche da Ferrara a Pesaro». Tra questi si trovarono a gestire alcuni «personaggi noti e prepotenti». «Altra emergenza era il degrado di piazza Dante, oggi piazza Aldo Moro. Veniva usata da circa 200 giovani, per “sgasare” con Vespe e motorini attorno alla piazza. L’area verde, poi, veniva usata per mangiare, dormire e nelle adiacenze facevano i propri bisogni corporali. Dopo varie contravvenzioni, nell’arco di vari mesi, quei giovani prepotenti si convinsero che era ora di “cambiare zona” e i residenti poterono tirare un respiro di sollievo».
Sul finire degli anni Novanta, inoltre, in città si registrarono una miriade di truffe spesso ai danni di aziende con assegni “scoperti”, un fenomeno che fu debellato a suon di denunce.
Giorgio Magnani