Fumare riduce l'effetto dei farmaci, anche del paracetamolo

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Se quella cura a base di farmaci proprio non fa risolvere il problema di salute di cui si è afflitti, una delle cause può essere proprio lui: il fumo. Agisce direttamente sui trattamenti dell’apparato respiratorio, di quello cardiovascolare e persino sul paracetamolo. Sì, il farmaco che si usa tradizionalmente per la comune influenza. Roberto Boffi, pneumologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, è uno dei massimi esperti italiani nella lotta al fumo. Ed è lui a fare chiarezza sul tema e a illustrare i risultati raggiunti dalla ricerca. «Interagisce con moltissimi medicinali – spiega al Corriere Romagna – Sempre più studi hanno evidenziato un’azione sull’assorbimento. È capace di rendere meno attivi alcuni farmaci e più tossici altri». Una delle azioni dirette del tabagismo è sul sistema immunitario, rendendo così sempre più complesse anche le cure anti-cancro. «Il fumo rende dormienti i macrofagi, le cellule che difendono il corpo dalle infezioni, che diventano come ‘mummificati’ e deboli – prosegue – In questo modo si può andare incontro, più facilmente, a infezioni - La maggiore tossicità e l’insorgenza di comorbilità e patologie collaterali possono vanificare le terapie oncologiche».

Sui tumori della testa e del collo, poi, c’è un’altra criticità che riguarda la radioterapia. «Se si fuma aumentano il dolore e le infiammazioni», spiega lo studioso. Nella vita di tutti i giorni l’incidenza del tabacco è diretta e, sotto un certo punto di vista, anche silente. Infatti, non ce ne accorgiamo.Ilparacetamolo e l’eparina vengono parzialmente inattivate.E se si fuma il sangue siscioglie meno e il rischio tromboembolico è maggiore. Il rischio è anche per chi fa una terapia ormonale e usa estrogeni o la pillola anticoncezionale. E poi ci sono tutti i problemi per chi soffre di pressione alta, scompenso cardiaco e diabete. «Il fumo agisce con i farmaci antipertensivi, con i diuretici e con l’insulina», sottolinea lo pneumologo. Anche chi fa uso di tranquillanti e antipsicotici è bene che smetta di fumare. «Recenti studi hanno dimostrato come le benzodiazepine siano parzialmente inattivate proprio dal fumo – continua Boffi - Chi smette di può anche ridurre in breve tempo il dosaggio di questi medicinali perché cominciano a funzionare meglio».Dulcis in fundo, gli effetti del fumo tra chi ha malattie respiratorie: la metà dei pazienti con Bpco, un quarto di quelli con asma e il 20% di chi ha tumori continua a fumare dopo la diagnosi della patologia. Non riescono proprio a smettere, nonostante le indicazioni di chi li ha in cura. Eppure, dice lo specialista dell’Istituto nazionale dei tumori, «terapie inalatorie, polveri spray, aerosol, cambiano completamente il loro profilo. Se si fuma subito prima o subito dopo la somministrazione, o se li assumiamo in ambienti fumosi, le polveri sottili del farmaco vengono aggredite e insieme creano aggregati che non riescono ad arrivare fin nei polmoni. Sarebbe come non fare le cure. È importante smettere, altrimenti va indicato di non fumare mai almeno mezz’ora prima o mezz’ora dopo il trattamento».

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