Sara Simeoni al Panathlon di Forlì: “A volte le persone mi salutano e si commuovono”

Forlì
  • 28 marzo 2025

Una serata davvero divertente, quella vissuta giovedì sera dal Panathlon Club Forlì, con la tanto attesa Sara Simeoni . Il marito, Erminio Azzaro, è rimasto quasi in disparte; intento a osservare il numeroso pubblico, è intervenuto raramente ma sempre in modo efficace. I due sembravano quasi degli attori professionisti che da tempo lavorano insieme e non hanno bisogno di provare e riprovare le varie scene o le battute. A condurre la chiacchierata con i due ospiti è stato il giornalista Stefano Benzoni, che ha iniziato la conversazione ponendo una domanda tutt’altro che banale: Simeoni sembrava una donna normale, eppure era una campionessa. I grandi dello sport non sanno quanto abbiano contato nelle vite altrui, o quante soddisfazioni hanno dato alle persone.

“Lo capisci dopo, in effetti, quando smetti, prima no. Solo allora ci si rende conto di quanto hai dato alla gente. A volte le persone, salutandomi, si commuovono addirittura, e così mi rendo conto che ho fatto qualcosa di bello”.

Benzoni ha chiesto a Sara come giudicava la sua carriera. “Non pensavo di arrivare dove sono arrivata. Il mio era un sogno, e le Olimpiadi erano qualcosa di speciale. Quando ho vinto l’oro, a Mosca nel 1980, ero molto tesa, perché non potevo sbagliare. La prima mezz’ora della gara è stata davvero difficile. Avevo paura, tremavo, ma ho ritrovato la calma grazie a un urlo del mio allenatore, nonché mio marito”.

Durante una gara soffrono di più gli atleti o gli allenatori? “Soffrono di più gli allenatori, che non possono fare nulla. L’atleta è solo ma riesce a trovare la forza in se stesso”.

A questo punto, c’è stato il primo intervento di Azzaro: “Confermo, specie se l’allenatore è stato, come me, un atleta”.

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