Forlì. Venerino Poletti: «L’ospedale è un punto di riferimento per molte specialità. La facoltà di Medicina è un’opportunità»
Negli ultimi vent’anni il reparto di Pneumologia dell’ospedale Morgagni-Pierantoni, diretto dal professor Venerino Poletti si è distinto a livello nazionale e internazionale ed è un punto di riferimento importante anche per l’università da quando è stato aperto il corso di Medicina e Chirurgia a Forlì.
Professor Poletti in questi giorni per lei ricorre una data importante, o sbaglio?
«In effetti ricorre il 23esimo anno dal mio arrivo a Forlì come primario di Pneumologia. Arrivai qui, o meglio nell’ospedale Morgagni, in centro a Forlì il 19 Novembre del 2001. Eravamo in due nel reparto da me diretto ma da allora molti passi sono stati fatti. Adesso i medici nella Pneumologia che dirigo sono molti di più, alcuni di essi provenienti dalle Pneumologie dirette dai miei predecessori, i dottori Campanini e Fiorentini che ringrazio ancora perché hanno formato ottimi professionisti e persone di valore. Poi sono arrivati i giovani medici, gli specializzandi e gli studenti di Medicina e Chirurgia. La componente infermieristica, diretta dalla dottoressa Giulia Filippi, è di grande spessore professionale ed umano. L’attività clinica e di ricerca (la ricerca è curiosità organizzata) si sono sviluppate sinergicamente. Sono stato chiamato come Professore ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio ad Aarhus in Danimarca nel 2015, sono poi stato tra i primi ad essere nominato Professore straordiario nella Università di Bologna (2021) quando la Scuola di Medicina è approdata in Romagna. Sono stato presidente degli Pneumologi ospedalieri (Aipo) dal 2018 al 2020. Il mio gruppo è molto attivo, grazie anche alla collaborazione principalmente con la Radiologia e l’Anatomia Patologica di questo ospedale, nella ricerca (oltre venti pubblicazioni su PubMed per anno) e parte attiva nella stesura di varie linee guide internazionali, cioè di quei documenti che hanno l’obiettivo di guidare le decisioni e i criteri relativi alla diagnosi, alla gestione e al trattamento in specifiche aree della sanità».
Di cosa trattano in particolare?
«I documenti elaborati e pubblicati sono sulle malattie fibrosanti del polmone, la sarcoidosi, la biopsia polmonare con criosonda (di cui siamo Centro di riferimento mondiale). L’ultima linea guida pubblicata che ci vede fra i Coautori, è sulle complicanze a lungo termine del Covid ed è in dirittura d’arrivo quella sulle malattie polmonari diffuse nei pazienti con collagenopatie».
Lei figura anche tra i migliori ricercatori del mondo, nella World’Top 2% Scientists 2024.
«Ho saputo da qualche giorno di essere annoverato fra i migliori ricercatori. Questo percorso è stato reso possibile dal fatto che mi sono trovato in ottima compagnia. Molte delle nostre ricerche hanno avuto ed hanno come Partners/collaboratori centri internazionali , centri di ricerca in Italia ma anche colleghi/unità Operative di questo ospedale e degli altri ospedali della Romagna: la Radiologia, l’Anatomia Patologia, la Chirurgia Toracica, il Laboratorio, le Malattie Infettive, la Rianimazione, la Gastroenetrologia, l’Irst di Meldola, l’Unità che si occupa del Governo Clinico, etc. Insomma si cresce se tutto l’ambiente attorno cresce con te e se si creano le condizioni per un proficuo , trasparente confronto con il mondo professionale e scientifico».
La presenza del corso di Medicina a Forlì come si pone all’interno della sanità romagnola?
«L’Università sta crescendo e questo è un bene per la sanità in Romagna. Il Professor Franco Stella oltre che ottimo chirurgico toracico si sta dimostrando un prezioso coordinatore del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia del Campus forlivese. Il nostro ospedale si è popolato di studenti, di giovani medici specializzandi, di studenti in materie infermieristiche. Questo significa che si sta creando un ambiente pieno di persone che fanno domande, pongono dubbi, impongono lo studio. E questo ovviamente tiene vivo l’intelletto di tutti noi e stimola la curiosità».
La sanità è in sofferenza, mancano risorse, cosa pensa a riguardo?
«Soffriamo per i tagli lineari alla sanità anche se il privato, il cosiddetto terzo settore (le Fondazioni, le associazioni degli ammalati), gioca un ruolo significativo nel sostenerci. Le tecnologie potrebbero e dovrebbero essere migliori. Soffriamo nel reperire colleghi giovani , specialmente nei settori di Medicina d’Urgenza. Insomma anche se l’ospedale Morgagni-Pierantoni a Forlì rappresenta pur sempre un punto di riferimento per molte specialità e per l’organizzazione di percorsi diagnostico-terapeutici chiari e veloci di cui si è dotato, soffriamo dei mali della sanità pubblica italiana. Purtroppo stanno andando in pensione due grandi colonne dell’ospedale: Maurizio Nizzoli, già primario di Medicina Interna e poi di Endocrinologia, e Stefano Maitan, primario di Anestesia e Rianimazione. Nizzoli ha creato l’Endocrinologia come unità operativa in Romagna; Maitan è un Anestesista di grandi capacità. Due persone che, al pari del Prof Marcello Galvani appena pensionato e del nostro direttore sanitario Giorgio Martelli che andrà in pensione a breve, hanno dato moltissimo all’ospedale in termini di professionalità e umanità. Per me il loro pensionamento è ancor più sentito perchè sono tutti grandi amici».