Forlì, studenti in gita a Roma fanno i volontari alla Caritas - Gallery

Forlì

E’ ancora forte in docenti e studenti della 5 B del Liceo artistico e musicale Antonio Canova di Forlì, l’emozione per l’uscita didattica a sfondo solidale vissuta la settimana scorsa a Roma. A poche settimane dall’esame di maturità, la classe liceale, accompagnata dai professori Marco Furno e don Massimo Masini, si è recata in gita nella Capitale per vivere un’esperienza veramente particolare: un servizio ai poveri del centro di accoglienza Caritas. La mattina è trascorsa, come di consueto, alla riscoperta della Città Eterna, con il passaggio doveroso (nell’anno del Giubileo) della Porta Santa in San Pietro e uno sguardo alla Pietà di Michelangelo, fino a contemplare Trinità dei Monti e i capolavori del Caravaggio custoditi all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi, a due passi da Piazza Navona. Alle tre del pomeriggio, il gruppo è giunto all’ingresso della Casa Accoglienza Santa Giacinta della Caritas di Roma. Da due anni il servizio viene svolto presso il Santuario della Madonna del Divino Amore, a due passi dal Tevere e dal ponte Cavour, dove sono accuditi oltre 120 poveri, quasi tutti senza fissa dimora, provenienti da tante zone d Italia e del mondo. “Il gesto - racconta don Masini - è iniziato alle 16.30 con la preparazione di tavoli, posate e caraffe per l’acqua, tutto in funzione della cena. Alle 18, all’apertura della mensa, i ragazzi si sono incaricati delle varie mansioni, fra cui accoglienza e firma degli ospiti, sporzionamento di primi, secondi, contorni, pane e frutta. Un servizio prezioso si è rivelato accompagnare le persone in difficoltà nel portare il vassoio”. Poter parlare con gli ospiti è stata una scoperta inaspettata: numerosi presenti hanno, infatti, rivelato storie di sofferenza, tanta solitudine, sogni infranti, ma tutto portato con grande dignità. Ad esempio, Ciro (nome di fantasia), napoletano, ballerino in gioventù, appena ha saputo che il gruppo era di Forlì si è messo a cantare e ballare Romagna Mia. Oppure Abel, 58 anni, proveniente dal Senegal, cieco da un anno: ha una figlia che abita a Firenze e spera tanto di poter tornare a vedere un poco per poterla riabbracciare. “Da parte nostra - comunicano entrambi i docenti accompagnatori - il vedere gli alunni che incontriamo ogni giorno in aula, a volte svogliati o demotivati, così coinvolti in un altro contesto e intenti a servire, aiutare gli ammalati, sporzionare con tanto di cuffia, guanti e grembiale, ci ha fatto veramente un grande effetto”. Dulcis in fundo, i ragazzi hanno fatto una colletta, decidendo di devolvere la somma di 500 euro a favore delle attività della casa di Accoglienza, rinunciando ad un utilizzo personale di quella somma. Il prof. Furno si augura di cuore che questa esperienza possa essere vissuta anche da altre classi: “Dentro ogni ragazzo e ogni ragazza, come dice Papa Francesco, c’è una perla preziosa che occorre scoprire”.

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