Forlì. Portolani: «Ridurre le tasse per sostenere le edicole»
Dopo il Covid ha chiuso circa il 22% delle edicole cittadine, 8 solo negli ultimi due anni e ad oggi sono 23 quelle attive nel comune di Forlì considerando tutti i quartieri. Un campanello d’allarme non solo dal punto di vista imprenditoriale ma anche sociale poiché i piccoli chioschi sono presidio di democrazia. Non è però arrivata la parola fine per le rivendite che, per generazioni di italiani, sono state punto di riferimento non solo per informarsi ma anche per crescere nutrendo la propria cultura e la creatività tra le pagine di riviste e giornali. Ne è convinta Marinella Portolani, vicepresidente del sindacato degli edicolanti Snag che per 33 anni ha gestito un’edicola, secondo la quale la professione può essere ancora attrattiva per le nuove generazioni ma è imprescindibile un cambio di passo. «Un tempo c’era la sostenibilità aziendale – spiega –: solitamente nelle edicole c’erano due persone e ci si avvaleva del lavoro gratuito di un familiare. Oggi, invece, gli edicolanti sono rimasti uno per edicola. È fondamentale che il Governo e le amministrazioni locali facciano la loro parte azzerando le tasse per chi ha un’edicola. Dall’altra parte, gli editori devono rendere più accattivante i giornali cartacei per attrarre i giovani con contenuti che trattino temi di interesse per le nuove generazioni». La desertificazione delle edicole può dunque essere fermata complice anche la possibilità di non limitarsi alla vendita di riviste e giornali ma spaziando ad una varietà di prodotti. «La scelta è ampia – spiega Portolani –. Ci sono edicole che offrono il servizio di pagamento delle utenze, chi vende libri, souvenir o giocattoli solo per fare un esempio. Certo, ci vuole coraggio perché il rischio d’impresa c’è ma le possibilità sono tante». Con i social e il digitale che si sta imponendo sulla stampa, le edicole hanno subito il contraccolpo più forte ma gli ultimi dati elaborati dall’Istat relativi ai libri dimostrano che non è arrivata la fine per la carta stampata. In Italia, infatti, si continua a preferire il cartaceo con il 69,8% che legge solo volumi “fisici” contro il 12,4% che invece consuma esclusivamente e-book o libri online. «I quotidiani devono pensare a come rinnovarsi – prosegue Portolani – magari pensando ad una integrazione con il digitale: offrire contenuti interattivi, come codici Qr che rimandano a video, articoli online o contenuti extra. Questo può creare un ponte tra il cartaceo e il digitale, rendendo l’esperienza più dinamica e catturando l’interesse dei giovani». Tra le idee per lanciare un salvagente al comparto dell’editoria c’è quella di Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg che ha lanciato i distributori automatici di giornali. «L’idea può essere buona ma va regolamentata – spiega Portolani – perché il rischio è che, visto che a riempire i distributori sono gli edicolanti, questi ultimi si trovino sovraccaricati di lavoro senza un ritorno economico».